Dominazione, I racconti di Mistress Elvira

Lesbo BDSM

Arriva con il solito ritardo di mezz’ora. Entra e non si scusa. Così le dico: “Vieni avanti e saluta la tua padrona come si deve”. La mia schiava è una bellissima ragazza poco più che vent’enne, morettina, dal fisichino minuto, con un bel sederino tonico, tettine piccole e sode, un bel piedino 36. Sembra la mia gemellina.

Io la accolgo come sempre seduta sulla scrivania. Lei avanza sino all’inginocchiatoio posto di fronte a me a pochi centimetri dalle mie splendide gambe. Si inginocchia e mette le mani dietro la schiena, chinandosi per baciarmi i piedi, esattamente come le ho insegnato.  Indossa una gonnellina cortissima a pieghettine, converse bianche, calzini bianchi e un toppino bianco striminzito che lascia scoperto l’ombelico.  Sembra una collegiale. Le piace “troieggiare” e far impazzire gli uomini (tratto molto comune). Siamo esibizioniste, non posso negarlo. Io invece sfoggio un intimo nero molto raffinato, calze da reggicalze e cappellino con veletta, trucco da pin-up con labbra rosso fuoco. Mi alzo, mi faccio baciare anche la balza della calza e subisco un morsetto sulla coscia. Lei ama mordicchiare. Le tiro una sberla leggera per correggerla. Nulla a che vedere con quelle che impartisco ai miei fedeli. Che modi sono? Ma dopotutto le sue provocazioni mi piacciono da morire. La prendo con forza per i capelli, tirandole la testa all’indietro e la bacio. Lei ama i  miei baci.  Le afferro le mani e le porto le braccia dietro la schiena, la lego in tre punti, a metà braccia, a livello gomiti e ai polsi. Poi lego anche le caviglie e le tolgo le scarpe.  Comincio a solleticarla sotto i piedi, cosa che la fa impazzire. Ha delle belle piante, molto morbide e appetitose.

Con la mano scorro lungo la coscia e le infilo la mano sotto la gonna per sentire se si è già eccitata e con stupore noto che indossa un perizoma. “Ma come? Ti avevo detto che dovevi venire senza mutandine. Sabrina, Sabrina, sei una monella!” Le abbassato le mutande e la sculaccio a dovere. Con il sederino tutto rosso e caldo al tatto non sembra granché dispiaciuta. Anzi, ride. Vuol dire che per lei è solo un riscaldamento. Così la metto bella comoda sulle mie ginocchia e le infilo un plug nel sedere che termina con la coda a forma di coniglietta playboy, una pallina di pelo bianca. Non so se è più morbida la pallina di pelo che spunta dal sedere o la sua pelle di porcellana. Tuttavia con quella mise da monella non rende quanto potrebbe farlo vestita a modo mio.  Ci vuole anche un reggicalze e calze nere più decolté ai piedini. Ultimato il cambio di abbigliamento la bendo, con una fascia rossa fuoco, in tinta con il suo rossetto provocante da zoccola, la faccio alzare e la trascino davanti allo specchio… lì inizio con il bondage vero, non quello funzionale. Parto intorno al collo, con il nodo in mezzo ai seni, mani piegate dietro la schiena e un nodo sul clitoride.

La  metto in ginocchio sulla sedia con una gag ball in bocca. Dopodiché le passo la lingua sulle labbra, molto lentamente e sensualmente, un tenero bacio ci vuole sempre. Le schiave sono molto sensibili e coccolose. Le lecco i seni piccoli, i capezzoli turgidi mi fanno capire che si eccita, con la mano scivolo tra le sue cosce. Non mi sono sbagliata per nulla, sta colando. Mi sposto dietro, le solletico la parte bassa del sedere, quella che delinea lo stacco dalla coscia (forse uno dei punti più sensibili), lei impazzisce, più la solletico più si eccita e nel frattempo la lecco sul collo e le infilo la lingua nelle orecchie. Fantastico. Il suo corpo vibra attraversato dai brividi di piacere, si contorce, suda, geme, ride. Prendo una magicwand e gliela appoggio sul clitoride, ma la posizione non è proprio adatta. Quindi decido di andare a prendere il collare e farglielo indossare. Le tolgo la benda e disfo il bondage. “Mettiti in ginocchio e leccami un po’ i piedini”.

Ammetto che lo fa con molta malizia e troiaggine. Mi guarda e sembra che stia leccando un cazzo. Così prendo la frusta, la sbatto contro il palo. Le frusto il sedere e la schiena con il gatto a nove code. Non può essere così sfacciata. Non può provocarmi. Anzi, lo può fare ma deve essere consapevole delle conseguenze. Tuttavia ho ancora voglia di quella lingua speciale, delicata, favolosa, nulla a che vedere con le lingue dei feticisti maschi.  Così prendo una sedia, la immobilizzo con le mani sullo schienale, in ginocchio a terra con il bacino appoggiato e legato al corpo della sedia con il culetto ben esposto. Posiziono la fucking machine e la faccio partire molto lentamente. Poi mi siedo e le metto le mie piante dei piedi a portata di quella linguetta magnifica. Lei ama le mie piante morbide. Lecca tutta la pianta e anche le dita dei piedi, uno a uno. Lo fa con gusto e trasmette sensualità ed eccitazione. Lo ammetto, mi perdo un pochino, preda delle mie sensazioni e mi sfugge che la fucking machine ha fatto il suo il suo dovere. Mi supplica di darle tregua. Lei è insaziabile e io sono esigente, mi piacciono le cose intense. Non libero mai le mie schiave o gli schiavi se non li sfinisco, esattamente come se fosse un buon allenamento fisico. Fermo la macchina, la slego e la  porto alla trave dove la immobilizzo a croce con le braccia in alto sulla punta dei piedi. Prendo delle pinze e le attacco sulle labbra della patatina divaricandola… Così si ritrova immobilizzata per bene, con le parti intime esposte e il clitoride ben accessibile al vibratore. Con una mano tengo la magicwand con l’altra un fallo finto che spingo dentro e fuori, finché non arriva un altro orgasmo. La sento vibrare e contorcersi, poi mi implora di fermarmi perché dal piacere passa al fastidio. È arrivato il momento di far godere me…

La lego a pancia in su sul letto e le tolgo la gag ball. Fisso bene anche i piedi, uniti, grazie a una legatura agli alluci e alle caviglie, altrimenti scalcia.  Mi faccio leccare i piedi mentre solletico i suoi.  Affondo nelle sue piante le mie unghie lunghe. Comincio a eccitarmi, quindi decido di approfittare della mia schiavetta. Dopotutto, gli schiavi e le schiave devono provvedere al piacere della padrona, qualsiasi esso sia. Mi siedo sulla sua faccia facendomi leccare prima il sedere e poi tra le cosce, ogni tanto le tiro i capezzoli o la solletico per darle stimolo. Si impegna, ma non mi basta. Voglio godere di più e umiliarla maggiormente. Le metto la gag ball che termina con un fallo finto e mi scopo la sua faccia. Nel frattempo lei gode con una magicwand legata in modo che arrivi al suo clitoride. Mi siedo sopra la sua faccia e mi scopo con quel fallo finto che esce dalla sua bocca. Povera, viene letteralmente annaffiata non solo dai miei umori ma anche dalla sua saliva. Le cola tutto sulla faccia, vedere una cosa simile mi suscita diverse emozioni anche contrastanti, sono schizzinosa, ma mi eccita ancor di più sapere che lei si deve subire tutto questo. Non è piacevole sbavarsi addosso, anzi, dà sensazioni di impotenza, umiliazione, disordine…

Soddisfatti i miei bisogni, le do un attimo di tregua. La faccio riposare facendomi leccare come si deve le piante dei piedi. Adoro i morsetti sulla caviglia e la lingua sull’arco del piede. Ma soprattutto  la lingua sulle dita dei piedi, proprio dove termina l’unghia. Potrei stare così per ore. Questo piacevole momento di relax mi dona nuove energie e decido di premiarla come si deve. Le cambio posizione.  La lego alla panca, con gambe unite e sollevate. Le lego pure i polsi alle caviglie e indosso uno strapless dildo (per godere anche io).  Questa posizione permette una penetrazione molto pi profonda e intensa. Mentre la scopo le solletico con la piuma non solo i piedi ma anche il buco del culetto (sodissimo) fino a farmi implorare basta. Alla fine sono passate come al solito almeno quattro ore, piacevolissime.