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Il prestito

Scritto da: Amos

Pubblicato da: Mistress Elvira

Quando anni fa concordammo il nostro contratto una delle clausole che accettai fu che sarei anche potuto essere prestato all’occorrenza. Una di quelle cose che in realtà non pensavo si sarebbe verificata e che si accettano con un po’ di leggerezza pensando che in fin dei conti non potrebbero mai succedere.

Mi sbagliavo…

Quando mi venne comunicato infatti chiesi alla mia Padrona se dicesse seriamente o mi stesse prendendo in giro per divertirsi e spaventarmi.

La risposta mi lasciò ammutolito: “Seriamente, ti pare che sia una che parla a vanvera?”

Chiesi allora se mi potesse dire qualcosa di più.

“Ho un amico con desideri diciamo “particolari” e siccome è una cosa che mi stuzzica e poi voglio accontentarlo ho pensato a te. Vieni giovedì alle 16 che ti presento”.

“Come a un amico? Ad un uomo? Io pensavo che se fosse verificata una simile eventualità sarebbe stata un’altra Padrona. Non può farmi questo, la prego..”

Nessuna risposta.

Seriamente preoccupato chiesi cosa intendesse esattamente per prestito. “Senti” mi rispose “ora non farmi innervosire, prestato significa che se gli va dovrai fare qualsiasi cosa ti venga ordinato. Quando hai firmato dovevi pensarci bene, posso prestarti a chi voglio ora è tardi per mettere paletti. Ci vediamo giovedì!” e riattaccò.

Tre giorni dopo mi presentai all’appuntamento. Citofonai con il cuore in gola per l’ansia di un incontro che non sapevo dove mi avrebbe portato. Erano due notti che non dormivo pensando a quello che sarebbe potuto succedere e si sa, di fronte all’ignoto la notte è in grado di dare forma alle paure più profonde.

“Sali!” Arrivato al pienerottolo trovai la porta socchiusa. Entrai e chiusi la porta alle mi spalle.

Percorsi il corridoio e arrivai nel soggiorno. Sul divano erano accomodati la mia Padrona e un uomo sui sessant’anni dall’aria distinta e vestito elegantemente.

La Padrona mi fece cenno di venire avanti poi mi fermò a circa due metri da loro che mi osservavano. Accompagnato da un gesto della mano mi ordinò di fare un giro su me stesso. Poi rivolgendosi all’uomo disse: “Che ne pensi?”. “Interessante” rispose l’uomo. “Vorrei però valutare anche più a fondo se possibile”.

“Ma certamente” rispose la Padrona “Siamo qui per questo…”.

“Nudo!” L’ordine arrivò secco come un proiettile.

Non mi ero mai trovato in una situazione simile con un uomo presente per cui l’imbarazzo che provai in quel momento fu qualcosa di difficilmente descivibile.

Nonostante tutto cercai di reagire e mi tolsi tutti i vestiti che riposi su una sedia al mio fianco.

Ora ero nudo di fronte alla mia Padrona e al suo amico che mi valutava facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo. Mi sentivo senza difese.

“Mani dietro la nuca, gambe divaricate e stai immobile” mi intimò la Padrona. L’uomo osservò per alcuni secondi che mi sembrarono ore. Poi si alzò girandomi intorno tenendo le mani in tasca. Quindi chiese alla Padrona se poteva valutare con mano “la merce” disse.

Tiro fuori una mano dalla tasca e mi tastò i testicoli strizzandoli e tirandoli verso il basso. Poi con due dita mi prese il pene e lo scappellò. Lo spostò in diverse posizioni valutandone l’angolazione.

“Posso vedere anche il resto?” chiese rivolgendosi alla mia Padrona.

“Ovvio” rispose. “Forza schiavo girati, chinati e allarga i glutei che dobbiamo mostrare al nuovo proprietario quanto sei cagna”.

Eseguii l’ordine sentedomi sprofondare dalla vergogna. Si avvicinarono per verificare. Mi sentivo valutato come un oggetto al mercato, il mercato degli schiavi.

Quindi l’uomo mi venne di fronte e mi disse: “Apri la bocca!” e mi mise l’indice in bocca “Succhia troia”. Dopo l’indice mi infilò altre due dita muovendole ritmicamente avanti e indietro. Poi le sfilò di colpo e mi diede un ceffone.

Si spostò quindi alle mi spalle di fianco alla Padrona e mi infilò l’indice nell’ano. Ne saggiò la resistenza muovendolo avanti e indietro e poi facendolo roteare sulle pareti dello sfintere per allargarlo. Poi infilò altre due dita fino in fondo. “Muoviti avanti e indietro puttana, come se al posto delle dita ci fosse un cazzo”.

Quindi rivolgendosi alla mia Padrona “Avevi ragione, è bella sfondata, devo farti i complimenti per l’addestramento. Poi dopo se possibile vorrei fare altri test per portarla all’estremo ma direi che dal punto di vista anale ci siamo”.

“Continua a muoverti cagna, non ti ho detto di fermarti!” Eseguii umiliato.

Dopo qualche minuto l’uomo sfilò le dita dal mio ano e tornò ad accomodarsi sul divano.

“Mi sembra interessante, direi che ci sono le basi per prenderla al mio servizio” disse rivolgendosi alla mia Padrona.

Poi aprì la cerniera di una grossa sacca adagiata al lato del divano ed estrasse un lungo bastone alla cui estremità era fissato un grosso fallo di gomma.

“Vieni qui davanti, mettiti a quattro zampe e inarca il culo cagna!”. Quindi appoggiò il grosso fallo sul mio ano e dando un colpetto secco al bastone lo fece penetrare. Poi si alzò e tenendo con una mano il bastone si mise a camminare spingendomi. “Muoviti, andiamo a farci un giro, ora ti insegno come si porta in giro una cagna. Guai a te le te lo fai sfilare!”.

Spingendomi così mi portò in giro per l’appartamento. Ogni tanto spingeva a fondo per farmi accelerare, poi quando si fermava lo dovevo fare anch’io per non far sfilare il cazzo. 

“Bella questa idea” disse la mia Padrona “sembra una cagna telecomandata, hahahaha”.

Mi venne poi ordinato di mettermi a pancia in su sul tavolino di fronte al divano, ginocchia al petto e gambe aperte. Quindi venni nuovamente penetrato dal fallo con bastone. Ero di fronte ai di Padroni che comodamente seduti iniziarono a parlare del mio destino. Il Padrone continuava a reggere in mano il bastone.

“Senti” disse la mia Padrona “Allora pensavo di cedertela per un giorno a settimana per iniziare. E’ ben addestrata per tutti i lavori domestici. Se non dovessi soddisfarti puoi frustarla quanto ti pare, non mi interessa se me lo ridai segnata. Per il resto direi che la puoi usare come ti aggrada, l’addestramento da cagna fin’ora è stato fatto solo con cazzi finti ma ora è arrivato il momento che abbia a che fare con uno vero. Anzi che dici di iniziare subito?”

“Mi sembra un ottima idea Elsa”. Il Padrone si alzò per abbassarsi la cerniera dei pantaloni e tirò fuori il grosso cazzo svettante. Sfilò il bastone dal mio culo. “In ginocchio troia e vieni qui ad adorare il cazzo del tuo nuovo Padrone”.

Guardai la mia Padrona avvicinandomi in ginocchio e capii che era quello che voleva. Mi feci forza e presi il cazzo in bocca. Ricordandomi dell’addestramento al sesso orale fatto con falli di gomma cercai di fare del mio meglio. Lo leccai lungo tutta l’asta, poi intorno al glande, quindi facendolo scorrere in bocca fino alla gola muovendomi ritmicamente avanti e indietro.

“Brava zoccola, così prendilo tutto schifosa cagna” mi disse il Padrone prendendomi per i capelli. Poi sborrò inondandomi la bocca e la faccia.

“Ingoia tutto puttana e ripuliscimelo con la lingua!”.

Rimasi li in ginocchio di fronte ai Padroni mentre si ricomponeva.

“Molto bene Elsa, la prendo. Possiamo cominciare da lunedì?”