scritto da Dasa
pubblicato da Elvira Nazzarri
Il mio volto è coperto da una maschera nera, sono disteso a terra e immobilizzato dalle corde che mi tengono i polsi e le caviglie. La testa è reclinata verso destra, in attesa del momento in cui potrò ammirarLa brevemente mentre, allungata dietro la macchina fotografica, studia le posizioni migliori per lo scenario che ha in mente. Uno scenario in cui sono l’oggetto che decora la Sua bellezza. È un continuo avanti indietro, teoricamente uno strazio in quella posizione. Eppure sono sereno, disteso ed eccitato. Non solo in quei momenti in cui, per esigenze di scena, mi impone il Suo piede sul viso o in bocca. Non solo in quei momenti in cui sento i Suoi tacchi affondare sul mio corpo né in quelli più rari in cui semplicemente decide di toccarmi il petto o farmi sentire le Sue unghie. Sono sempre perennemente eccitato, a volte in maniera tale che, apparentemente senza motivo, mi dimeno in un anelito di breve contatto con la Sua maestà. È un pensiero ricorrente, un ricordo ricorrente perché memoria di un fatto. Mentre avveniva, non ne rilevavo la simbolicità, ero solo preso da un dominio fatale e irresistibile, quello che Mistress Elvira sa esercitare con severa sensualità. Il ricordo tuttavia è, se possibile, ancora più efficace. Mi impone di considerare le cose in maniera obbiettiva. Non sono più nella scena e io, nell’immaginario, non sono più me stesso, potrei essere chiunque altro, ciò che conta è l’essenza: Mistress Elvira e il Suo fascino schiacciante; l’oggetto ai Suoi piedi è, appunto, solo un oggetto. Come sia possibile che un essere umano si percepisca come un oggetto è presto detto. Il potere di Mistress Elvira è così debordante che incute timore e meraviglia, devozione e umiltà. È un potere così irrefrenabile che si può solo fuggire e cedere, il controllo dei sensi è assoluto, monarchico. Come si può fuggire se ogni minimo gesto della Regina è capace di alterare la percezione di tutto, scardinare certezze, annebbiare la mente e portarla in un vortice sensoriale di cui Mistress Elvira è sacerdotessa e custode. È un percorso rapido ma progressivo. Capii dal primo incontro che qualcosa di diverso era accaduto, mi ci volle un po’ per comprendere bene cosa fosse accaduto. Oggi so bene che c’è solo una parola che può descrivere la relazione con la mia Padrona: appartenenza.
Le appartiene il mio corpo che usa a Suo piacimento come set fotografico, con cui gioca per stimolarlo secondo l’ispirazione del momento: la sofferenza inappellabile e il desiderio incontenibile. Le appartiene soprattutto il mio spirito, prostrato e piegato al Suoi volere. Adoro ubbidirLe, ho bisogno di farlo. Solo quando ricevo i Suoi ordini, di persona o in remoto, mi sento compiutamente me stesso perchè so che la mia identità profonda è essere Sua proprietà e guai se non esercitasse il Suo diritto su di me. Mi sentirei inutile, abbandonato e andrei privo di direzione. Esistere per servirLa ed esistere in quanto ho l’onore di servirLa. Ogni mattina, secondo disposizioni, devo manifestare la mia devozione e guai se lo dimentico! All’inizio è stato impegnativo, difficile ricordarsi ogni mattina appena alzato di mandare il messaggio. Non che non pensassi alla mia Padrona di continuo, anzi, ma il gesto in sé è sempre meccanico e richiede attenzione e puntualità. Ormai è del tutto naturale e spesso la Divina Regina mi offre l’opportunità di rendermi utile in maniera pratica. Un acquisto, una ricerca in internet, un piccolo lavoretto. Sono quelle cose che mi rendono sereno nella giusta direzione. Ecco, ciascuno di noi sente di avere un luogo e una direzione. Il mio luogo è ai piedi di Mistress Elvira, la mia direzione è quella del Suo benessere. Così, lentamente ma inesorabilmente, il mio ego si diluisce e acquisisco un’identità diversa. Sono il Suo schiavo e da quando mi ha domato in tutti i sensi, anche dirlo durante gli incontri o sentirlo dire dalla voce prepotente della Regina acquista un altro piacere e diventa tremendamente sexy. AppartenerLe vuol dire non avere più controllo di nulla, è sentire l’eccitazione montare per l’invio inatteso di una foto, per la voce della Padrona, per una mano che distrattamente mi sfiora mentre sono immobilizzato, per la consapevolezza di essere un oggetto mentre si diverte a cercare la posa più sexy, quella in cui il mio corpo domato meglio sottolinea la bellezza folgorante di Mistress Elvira in reggicalze, con quelle cosce toniche, quella figura sinuosa, quello sguardo magnetico, quei piedi irresistibili. Eppure, per quanto sembrerebbe assurdo, quasi offensivo il dirlo, questa maestosa bellezza è solo uno strumento al servizio di una mente lucidamente consapevole della superiorità femminile. Con Lei, l’erotismo diventa una modalità di conquista, la bellezza del corpo è funzionale al disvelarsi di una bellezza più compiuta, la bellezza del dominio della donna sull’uomo. La resa di questo al potere più grande al mondo: la Donna. La donna di fronte al quale, mansueto e riverente, mi inginocchio grato e supplice, privo di ogni ambizione, conscio della mia dimensione di strumento di piacere per la mia Dea, cui dedico ogni momento della mia giornata e tutte le mie energie. La donna più sfacciatamente sensuale che mai abbia incontrato, la potente e implacabile Mistress Elvira.