scritto da: Dasa
Pubblicato da: Elvira Nazzarri (ricordo ai cari lettori che i racconti sono espressioni di fantasia in prosa)
Disteso su un lettino in pelle con gli arti divaricati nelle quattro direzioni. I polsi e le caviglie assicurati con delle cinghie, corde nere mi avvolgevano il corpo in più punti. Ero completamente immobilizzato e narcotizzato dalle Sue mutande in bocca. Ne sentivo l’odore dall’interno, la bocca era impastata dei Suoi umori e ne ero annientato. Così come il mio corpo, la mia mente era immobilizzata, totalmente sotto il Suo controllo. Si era fatta trovare al mio ingresso nello studio, seduta sul tavolo, con una minigonna di pelle rossa e una canottiera bianca sopra. I sandali anch’essi rossi avevano giusto il cuoio necessario e tenerli insieme, per il resto il trionfo dei Suoi piedi perfetti. Dopo avermi fatto baciare i piedi e massaggiare le caviglie e i polpacci, mi aveva fatto spogliare e condotto in un’altra stanza, dove mi aveva fatto mettere a quattro zampe di fronte al Suo trono, messo il collare, avvolgendo il guinzaglio intorno al piedistallo. Si era allontanata per qualche istante e poi era tornata.
È sempre molto eccitante e umiliante attendere la Padrona nella posizione di un cane, al ritorno l’istinto è quello di scodinzolare perché si impara a esplorare questa dimensione di animale addomesticato che è in fondo l’essere schiavi. Ritornò con un sacco di cose in mano che utilizzò tutte metodicamente. Due piccole sbarre con dei braccioli che mi sistemò sugli arti per impedirmi di assumere una posizione diversa da quella del cane, un plug che mi infilò nel culo senza tanti complimenti e delle pinzette per i capezzoli legati da una catenella che applicò con un sorriso beffardo. In mano Le restava solo il vibratore che accese prima che sedesse con entrambe le gambe appoggiate sulle mie spalle. Ai mie lati potevo vedere gli amati polpacci della mia Padrona, forti e sensuali come niente al mondo, di fronte a me lo spettacolo del Suo pube coperto da mutandine trasparenti, Cominciò a passarsi il vibratore intorno al sesso con movimenti lenti e circolari. Il rumore mi ipnotizzava, il Suo sguardo, che potevo avvertire e incrociare di tanto in tanto quando i miei occhi trovavano la forza di distrarsi dal Suo sesso, si faceva più lascivo e voglioso. Mano a mano, sempre senza togliere le mutande, cominciò a infilarselo dentro e tirarlo fuori metodicamente, sempre più inumidito dal Suo umore. Spingeva dentro anche la mutanda che ormai era visibilmente inzuppata, mano a mano che l’eccitazione si faceva più intensa. Il mio istinto animale cominciò ad avvertire il Suo odore inebriante. Comprese il mio turbamento e mi puntò i tacchi sulla schiena, quasi spingendomi in avanti. Ormai vicinissimo alla Sua vulva la potevo respirare mentre assistevo a quei movimenti ora più decisi verso l’altro a stimolare la clitoride. I Suoi primi gemiti ebbero su di me un effetto elettrizzante.
Non riuscivo a stare lontano ma i tacchi stavolta mi tennero lontano. Solo per un attimo mi passò il vibratore fra il naso e le labbra, bagnandoli entrambi. Tornò a giocare con se stessa fino all’orgasmo che sentii sulla mia carne sotto forma di prolungata e profonda pressione dei tacchi sulla mia schiena. Poi le gambe nuovamente distese e il Suo corpo rilassato dopo alcuni fremiti. Si riebbe velocemente, si tolse le mutande e me le infilò in bocca. Ne fui sconvolto. La guardai con occhi imploranti non saprei dire nemmeno ora cosa. Ancora incatenato mi portò vicino al lettino, dove tolse le barre ma non le polsiere. Mi legò al letto e mi lasciò lungamente respirare il Suo odore fino a togliermi completamente il controllo della mente. Poi mi bendò. Cercavo di dimenarmi per l’eccitazione ma i legacci troppo stretti mi consentivano solo di respirare e subire fisicamente e mentalmente il Suo potere. Respira profondamente, Ti aiuterà. Cominciò a farmi cadere della cera calda per tutto il corpo senza che potessi prepararmi al bruciore diffuso e imprevedibile. Andò avanti fino a che non mi vide sudato e stremato. Mi ordinò di masturbarmi e di aprire bene la bocca, ancora riempita dalle Sue mutande. Così, mentre le prime gocce cominciarono a sgorgare dalla Sua fonte, inebriato e pronto a tutto, venni con inusitato furore mentre bevevo la Sua urina che impregnava le Sue mutande e riempiva la mia bocca avida di qualunque cosa mi avesse offerto la mia Padrona.