I racconti di Mistress Elvira

Il calzolaio “leccasuole”

Scritto da: Elvira Nazzarri

Camminando in zona San Marco mi si è distrutto un tacchetto, trattandosi delle mie scarpe preferite ho deciso portarle io stessa dal calzolaio, invece di aspettare qualcuno dei miei soliti schiavi. La bottega si notava veramente poco in una delle viette della zona, una volta all’interno sembrava di essere piuttosto in un negozio di scarpe che dal calzolaio, i calzolai che frequentavo prima erano disordinati e pieni di oggetti da riparare sparsi per la bottega, quest’uomo invece era maniacalmente ordinato e cosa curiosissima, le scarpe esposte sugli scaffali erano tutte di genere evidentemente femminile: ballerine, stivaletti, stivali, décolleté, chanelline, d’orsay ecc. Dopo avergli mostrato il danno al tacco mi ha assicurato che ci avrebbe provato entro fine settimana, perché appunto aveva molto lavoro da svolgere. Alla mia domanda se per caso riparasse anche le scarpe da uomo ha risposto stizzito:” No, ho già un gran da fare così!”.

Uscii dal negozio e dopo qualche minuto di camminata ci ripensai. Siccome ci deve impiegare qualche giorno tanto vale risuolare la scarpa, visto che la suola è tutta bella consumata. Mi girai e tornai indietro. Aprendo la porta ho beccato il calzolaio a leccare le mie suole tutte nere e sporche. Rimase impietrito con le mie scarpe strette nelle mani e non sapeva come giustificarsi. Ora mi era chiaro perché il negozio era pieno zeppo di scarpe femminili. Il calzolaio era un leccasuole!

“Non è come sembra!”, cercava di giustificarsi l’uomo sulla 50ina piuttosto muscoloso. “Ma come no! Ho già capito tutto, mi faccia vedere le suole!”, risposi al calzolaio. “Mi dia le scarpe allora!”, chiesi al calzolaio. Le ha strette ancora più forte a se, tutto contratto, spingendole contro il suo petto. Gliele strappai dalle mani e le girai. ” Le suole sono tutte bagnate! Mi faccia vedere la sua lingua!”, dissi con tono fermo e deciso al calzolaio. Si rassegnò e tirò fuori la lingua tutta nera, sporca delle chissà quali schifezze calpestate per strada camminando. Era lì in piedi, imbarazzato e contratto, spalle in avanti, rassegnato, le braccia abbandonate come grossi macigni che lo tiravano in giù, sguardo basso. “Non ti preoccupare, non ti giudico, anzi, pensa che sono tornata per farmi risuolare queste scarpe ormai consumate. Potremmo arrivare a un accordo vantaggioso per entrambi”, gli dissi. Sembrava abbastanza incuriosito e sorpreso, alzò lo sguardo e mi guardò finalmente in volto. “Chiudi la bottega per un attimo, così non ci disturbano.”, indicai al calzolaio. Lo misi sdraiato a terra a pancia in su, dietro al bancone da lavoro, e mi sedetti sul suo sgabello, appoggiai i miei piedi calzati sul suo petto e pancia, piantando i tacchi delle décolleté nella sua pelle attraverso i suoi vestiti. Era il mio poggiapiedi umano in quel momento. Cominciai a raccontargli che ho numerose scarpe in ottimi materiali a cui tengo, non robaccia da quattro soldi che puzza di plastica o petrolio e che le mie scarpe sanno di cuoio, pelle e necessitano di cure particolari. Hanno bisogno di essere lucidate, pulite… che i tacchi mi si rovinano sui ciottoli. Insomma che mi farebbe comodo una persona che sa trattare certi materiali. “Ho una vasta collezione di décolleté e stivali.”, gli dissi. Misi le suole sulla sua faccia e gli chiesi di pulirmele. Immagino la sua vista, le mie belle gambe definite e avvolte nelle calze velate in contrasto con la suola lercia, la perfezione contro lo sporco interno del leccasuole. Il mio peso che spingeva sulla sua faccia. Gli infilai la punta della décolleté in bocca e spinsi il tacco a spillo sul suo petto. “Quando avrai ripulito questa, pensiamo anche all’altra scarpa”, dissi al mio tappetino umano. Poi mi sfilai le scarpe e gli feci pulire l’interno delle scarpe, dove talvolta appoggiavo il piede nudo sudato, che spesso crea delle macchie di sudore e polvere o quelli che chiamo io i grigoli.

Siamo rimasti d’accordo che si sarebbe preso cura della mia vasta collezione di scarpe e che ogni qualvolta avessi bisogno di un servizio di pulizia con lingua delle mie scarpe, stivali o ballerine, lo avrebbe fatto correndo da me a chiamata, anche post pioggia, con scarpe sporche di fango.