Scritto da: Amos
Pubblicato da: Mistress Elvira
Era una fredda giornata invernale, fuori tutto grigio e uggioso. Sulla scrivania una tisana bollente.
Ero concentrato su una relazione che devo finire entro sera.
Poi il “plin” familiare della chat con la mia Padrona.
La apro con un filo d’ansia, non si sa mai cosa contengono i messaggi della Padrona, a volte sono normali conversazioni, altre volte ordini che non danno adito a repliche.
Questa volta tono del messaggio è del secondo tipo:
“Da ora mettiti completamente nudo e resta in attesa di altri ordini!”
Questo era uno degli ordini base, spesso la Padrona si divertiva a impormi questa condizione per tutta le giornata e, viste le temperature, è un tipo di imposizione molto impegnativa da sostenere.
Eseguii. poi dopo circa un’ora una nuova notifica:
“Mettiti sulla sedia a gambe aperte e infilati nel culo il manico di una scopa. Voglio che resti così fino a quando non dirò basta. E tieni il telefono a portata di mano che ti posso videochiamare in qualsiasi momento per verificare. Se non ti trovo come ordinato sappi che saranno dolori”.
Chiesi per quanto avrei dovuto rimanere così ma la risposta mi raggelò il sangue. “Posso essere 10 minuti come 4 ore, non ti è dato saperlo, devi solo eseguire puttana!”
“MI scusi Padrona, ma se nel frattempo avessi necessità di andare in bagno come faccio?“ Chiesi.
“Ora non cominciare con le tue noiose domande del cazzo, ti pisci addosso no? Anche perché se per caso chiamo e ti trovo senza bastone nel culo ti assicuro che tra le altre cose non mi sentirai per almeno un mese.”
Non mi rimaneva scelta feci come mi era stato ordinato.
Ero bloccato, impossibilitato a fare qualsiasi cosa e con l’incognita di non sapere per quanto tempo sarei dovuto rimanere in quella condizione.
In passato avevo già provato l’imposizione di plug anche per diverse ore che però, per quanto invadenti e fastidiosi, permettono sempre una possibilità di movimento. Questa imposizione invece è molto più limitante e non permette altro che attendere e riflettere su quanto profondo sia lo stato di sottomissione a cui si è stati indotti.
Mi ricordava molti video di bondage visti su insex.com su cui avevo fantasticato in cui una sottomessa viene immobilizzata e poi penetrata con pali metallici e poi lasciata così per ore ad attendere.
A questi pensieri mi eccitavo a ondate come una cagna, non solo in senso figurativo ma letteralmente, nel senso che sgoggiolavo a tal punto che il liquido prespermatico dalla pancia mi colava in mezzo alle chiappe.
Il tempo intanto passava e i momenti di eccitazione si alternavano ad altri in cui accusavo la durezza di quella condizione. Il freddo, la fatica del non poter cambiare la posizione e la dilatazione dell’ano con il bastone che non lasciava tregua.
Ormai era passata quasi un’ora e mezza e il pensiero della Padrona insensibile alla mia condizione che nel frattempo era presa da altre faccende mi faceva sentire profondamente sottomesso e umiliato.
Pensavo anche alla soddisfazione che poteva provare nel sapere che io ero li bloccato così come lei aveva disposto sapendo che poteva verificarlo schiacciando semplicemente un tasto.
Fu in quel momento che il telefono squillò. Attivai la telecamera, la Padrona era per strada.
“Forza inquadrati e fammi vedere”. Allontanai il telefono per permetterle una visione d’insieme. “Molto bene, ti piace allora questo trattamento da cagna?”.
Si Padrona risposi, anche se è molto dura stare così a lungo.
“Hahahahaha, bene allora visto che stai godendo come una puttana, dato che ho notato che sei fradicia in maniera imbarazzante, te ne stai ancora così. Ora sto andando a pranzo con Stefano e Greta. Ti richiamo.”
Rimasi di sasso, pensavo che dopo la chiamata sarei stato liberato invece mi toccava stare ancora così per chissà quanto tempo. Pensai che poi avrei dovuto lavorare fino a notte fonda per recuperare. Ripensai anche a quello che mi aveva appena detto la Padrona e rabbrividii al pensiero che avrebbe anche potuto chiamarmi mentre era a pranzo con quelle persone. Mi venne in mente che qualche mese prima mi aveva raccontato di una certa Greta, una dominante con cui era uscita per un aperitivo insieme ad uno schiavo di nome Stefano. Ricordavo anche del racconto di come si erano divertite a umiliare pubblicamente lo schiavo durante la serata. La cosa mi aveva eccitato ma anche spaventato immedesimandomi nell’imbarazzo di una situazione simile.
Perso in questi pensieri passò un’altra ora ed ero letteralmente stremato. Erano le 13,15 e squillò nuovamente il telefono. Risposi tremando vista l’ora, sapendo che la Padrona era in compagnia di altre persone.
“Rieccomi…. fammi vedere…” Come fatto in precedenza allontanai il telefono mostrando il mio corpo e il bastone infilato nel culo. “Ottimo. Senti sono qua con Greta e raccontavo di te… sai, stavo pensando di prestarti…” Rimasi ammutolito.
“Forza mostrati, allontana il telefono” vidi che passava il telefono alla donna la quale osservò con interesse mentre mi inquadravo.
“Avevi ragione cara, è proprio una vera cagna”.
Poi si rivolse a me: “ Da quanto sei così, schiava?”. “Da quasi tre ore Signora” risposi sovrastato dal senso di vergogna e imbarazzo.
“Noto che sei tutta bagnata… il che mi dice non ti dispiaccia essere trattata così… cosa positiva visto che mi verrai prestata. Sai, stavo cercando da un po’ una puttanella sottomessa per far divertire un mio caro amico bull insaziabile e mi sa che finalmente l’ho trovata”.
Riprese in mano il telefono la mia Padrona: “Hai sentito quindi? Verrai prestata! E su questa cosa non voglio sentire storie, da contratto mi spetta di diritto. Ora puoi togliere il bastone da quella fica fradicia e slabbrata e rivestirti. A più tardi”…