Scritto da Dasa
Pubblicato da Elvira Nazzarri
Mi aveva ordinato di salire, chiudere la porta dietro le mie spalle e inginocchiarmi al centro della stanza, nudo guardando la scrivania. La sentii arrivare alle mie spalle. Il rumore dei tacchi, alleggerito dai tappeti e il richiamo suadente del fruscio delle calze alle mie spalle mi avevano già gratificato i sensi. Mi sfiorò i capelli e mi sussurò nell’orecchio, Bravo schiavo, ti voglio ubbidiente lo sai, mentre la mano sinistra scivolava sul mio petto. L’altra teneva ora fermi i capelli con decisione. Non era dolore ma la sensazione del Suo potere era netta. Mi eccitai immediatamente. Ho voglia proprio di divertirmi oggi, la Sua voce si fece soffio nel mio orecchio, regalandomi un brivido e un gemito. Shhh e le dita strinsero forte.
Un rumore metallico, il collare fu serrato con la fibbia e sentii la Sua voce, ora decisa e autoritaria, seguimi, contemporaneamente a uno strattone sul collo che mi fece capire che il collare non è un orpello. A quattro zampe la seguii nella stanza grande. Capii dal rumore dei Suoi passi che mi aveva fatto fermare di fronte al trono dove si era seduta. Tirando il collare mi induceva ad avvicinarmi o piegandomi verso il basso dove, si intuiva, avrei trovato i Suoi piedi. Non li concesse, se non per sfiorarmi ogni tanto. Poi all’improvviso la pianta sul viso e il tacco che si insinuo nella mia bocca. Lo succhiai e leccai con la passione richiesta attraverso il controllo totale che esercitava sul mio corpo, guidato dal guinzaglio.
D’un tratto la percepii ritta di fronte a me. È la posizione che preferisco, tutta la Sua bellezza, adesso velata, e tutta la Sua straordinaria, suadente autorità. Mollò il guinzaglio e attivò un’altra forma di controllo. Le Sue dite presero a stimolare i miei capezzoli e la mia testa, come sempre si appoggiò su di Lei. Non mi rimprovera mai, ne percepisce il significato di resa al Suo potere. Forse l’apprezza. Sentii il corsetto, la consistenza granulosa delle calze sul mio petto. Il ginocchio mi indagava e mi teneva sempre attento, le sue dita stringevano o accarezzavano in armonia con le frasi che mi diceva. Mi parlò di noi, della necessità di un salto di qualità, inevitabile secondo il Suo pensiero. Dovrai scegliere e sarà la tua ultima scelta mi disse. Continuare a vedermi in un rapporto di totale sottomissione, interamente determinato dalle Mie voglie e bisogni oppure dimenticarti di me.
Ero pronto, a Suo dire, per fare il grande passo e non aveva più senso che ci vedessimo occasionalmente, sostanzialmente in base alle nostre reciproche disponibilità ma che cominciassi a organizzare il mio tempo in base alle Sue necessità. Insomma non una disponibilità piena e incondizionata ma la fine, senza più ritorno, di un rapporto basato sulla mia volontà di incontrarla. Un rapporto che si chiudeva in quei termini per aprire una fase in cui, compatibilmente con le necessità della vita di tutti i giorni, mi mettessi stabilmente a Sua disposizione, incontrandola ogni volta che me lo ordinava e rimanendo a disposizione per qualunque bisogno potesse manifestarsi il resto del tempo.
Sta a te mi disse, puoi decidere di abbandonare il percorso di addomesticamento ma se continui sarà alle mie regole e non potrai tornare indietro. Sarai libero solo se e quando deciderò di lasciarti al Tuo destino e, credimi, se e quando accadesse sarebbe un incubo dal quale vorresti fuggire immediatamente. Insomma scegli di essere mio o vai via ora. Così dicendo mi tolse la benda, fece un passo indietro e La vidi.
Stava dritta, nella Sua postura regale di fronte a me. Ai piedi delle décollétées con un nastrino vicino alla punta e dei tacchi a spillo alti ma non eccessivi. Le calze nere velatissime esaltavano i divini polpacci e le cosce tornite alla perfezione, toniche e prepotenti. Ebbi il tempo di godere lo spettacolo delle Sue calze che tirate dal reggicalze disegnavano una leggera curva, in perfetta armonia con le linee sinuose di un corpo che io trovo perfetto. Snello e robusto nelle gambe, quelle che schiacciano e umiliano, imprigionano, etereo invece nella parte superiore coi seni piccoli, lasciati scoperti dal corsetto, così come le spalle, morbide dritte e delicate.
La delicatezza del Suo petto candido era sottolineata da una collana di perle. Piccole perle anche ad ornare le orecchie. Le labbra erano colorate da un rossetto scuro, dello stesso tono delle unghia delle mani. Reggeva in mano un frustino con la punta molto sottile. Il desiderio misto al timore di quella visione e la voglia incontenibile di sentire le Sue mani ovunque volesse appoggiarle. Sul petto, sui capelli, uno schiaffo, un’unghiata. Al centro dell’universo, delle mutande trasparenti a pois con merletti sull’inguine completavano una visione perfetta. La donna dei miei sogni si materializzò davanti a me in tutta la Sua potente bellezza. Meravigliato da tanta bellezza, non ne ho mai abbastanza di ammirarLa, mi aggrappai alle Sue cosce e Le dissi semplicemente, Sì lo voglio. Sarò il Tuo schiavo per sempre alle Tue condizioni, continuavo a ripetere mentre scivolavo verso il basso.
Sapevo benissimo che le cose stavano per cambiare ancora. Non stanno mai ferme con una donna così. Si avvicinò a me e mi passò le unghie sulla schiena. Potevo sentire i Suoi capelli e ne approfittai per annusarLa un po’. Mi lasciò fare, sa che non resisto al Suo odore, e ne approfittò per ammansirmi anche così. Le unghia si fecero sentire più decise. Si rimise dritta e tirò di nuovo il guinzaglio. Mi legò, sempre in ginocchio a una barra trasversale che pendeva dal soffitto. Le braccia tese e il corpo totalmente espsosto al Suo dominio. Alternò a lungo frusta e carezze, stando ora alle mie spalle, ora di fronte. Ero tremante per la visione di tutta la sua bellezza, così sfacciata e prevaricante.
Aveva ancora in mano il frustino sottilissimo. Un passo indietro e lo fece oscillare pericolosamente sul mio petto. Sibilava e faceva male. Mi sorrise e mi porse la mano da baciare. Fu di nuovo dietro di me e il sibilare si fece più minaccioso fino a quando un primo colpo sottile, lacerante e dolorosissimo si abbattè su di me. Un gemito, stavolta di dolore, uscì dalla mia bocca. Il dolore fu fortissimo, ai limiti della tollerabilità. Sentii di nuovo il rumore delle Sue scarpe mentre si avvicinava a me. Un tacco appoggiato con decisione sul polpaccio, la voce della Padrona mi sussurrò, sei il mio schiavo.
Ne percepii tutta la soddisfazione e l’ironia. Si allontanò di nuovo e un secondo colpo fra schiena e glutei mi fece sembrare il primo una carezza. Lacrime di dolore mi rigarono il volto. Sei il mio schiavo ripetè ridendo. Dimmi ora che sei pazzo di me e farai tutto quello che voglio. Ripetei immediatamente la frase cosi come l’aveva formulata, non un’esitazione.
Mi slegò e mi fece adagiare ai piedi del trono su di un telo che mi fece prima stendere. Mi piantò un tacco sul capezzolo e mi guardò intensamente, ordinandomi di fare altrettanto. Reggo poco i Suoi sguardi, mi viene immediatamente voglia di baciarLe i piedi e di essere picchiato, ma dovevo farlo. Mi persi nei Suoi occhi mentre il tacco spingeva deciso fino a causarmi molto dolore. Sei stato bravo, mi disse, porterai per un po’ i miei segni addosso e non Ti raccomanderei di farti vedere nudo da altre donne. Sai, le donne sono curiose e potrebbero chiedersi come mai queste belle righe rosse sulla tua schiena. Rideva umiliandomi. Immaginavo che mi avesse davvero segnato in maniera decisa e che avesse ragione.
Mi sentivo ancor più Suo e mi eccitava da morire. Meriti un premio. Tolse le mutande e me le infilò in bocca. Fui gratificato dall’odore. Si era eccitata a tormentarmi e questo mi rendeva entusiasta e spaventato ma fu solo un istante, le mutande della dea hanno un potere narcotico su di me. Mi trovai confuso e quasi non mi accorsi che si era avvicinata tantissimo a me. Il Suo sesso era pochi centimetri quando cominciò a liberarsi sul mio volto. L’odore gradevole di cereali appena corretti dalla irresistibile acidità del sesso, il calore avvolgente e la sensazione dell’urina scivolare sul mio corpo mi diedero un piacere incontenibile. Tutto per momenti cosi!
Poi l’ordine secco, Bevi schiavo, e mi impose tutta la Sua copiosa minzione. Riusciì a non sprecare una goccia, si pulì lentamente con le mutande che mi aveva precedentemente tolto di bocca, mi asciugò il volto con le stesse e me le infilò nuovamente in bocca. Poi si sedette su di me con le mani dietro, appoggiate sul mio petto fino a che non trovò i miei capezzoli. Mi ordina di toccarmi e di godere mentre tirava senza sosta e il mio viso era sovrastato dal Suo sesso ancora e di nuovo umido. Come un cavallo alla prima monta mi imbizzarrai sotto l’esplosione di energia, domato inevitabilmente dalla mia Padrona. Mi arresi docilmente e rimasi in attesa dei Suoi ordini, estasiato, vinto e convinto. Ti adoro mia Divina, riuscì a biasciare sotto il Suo sesso, nell’affanno del mio cuore le cui frequenze sono totalmente in mano alla mia Dea.