Celso era un ragazzo trentenne laureato in psicologia e purtroppo disoccupato come spesso accade scegliendo quel tipo di studi. Tuttavia per lui era fondamentale quel percorso, sperava di scoprire di più su sè stesso al fine di conoscersi meglio e sconfiggere i suoi demoni. Le sue pulsioni lo turbavano, sin da quando ne aveva ricordi era attratto da particolari circostanze legate al piede femminile e la sottomissione a esso. Celso se ne vergognava profondamente e il disinteresse per il resto dei così detti rapporti normali lo aveva spinto a emarginarsi e astenersi dal contatto con il gentil sesso.
Un giorno evidentemente il filo rosso del destino giocò la sua parte. Celso aveva trovato lavoro in un negozio di scarpe con un nome particolare: Shoeplay. Il primo giorno di lavoro andò piuttosto bene, era un negozio frequentato da signore che sapevano cosa desiderare. Gli articoli erano eleganti ma sopratutto sexy, l’ambiente era molto curato e le vendite andavano alla grande. Celso era soddisfatto, le clienti erano gentili, la responsabile del negozio era una donna piacevole e provare le scarpe alle signore era sempre stato il suo sogno proibito. Così arrivò il pomeriggio, Celso avrà venduto un centinaio di paia di scarpe e di certo non si poteva lamentare di svolgere un lavoro faticoso, era tutto così ordinato in quel negozio.
Mentre stava provando delle décolleté classiche color borgogna a una signora vide entrare una donna in tubino nero con capelli raccolti e gambe velate. Quando la cliente si mise a sfilare davanti allo specchio Celso diede un’occhiata alla donna appena entrata. C’era qualcosa di diverso rispetto alle altre clienti. La donna inoltre aveva un modo di fare deciso e austero, questa cosa lo affascinò molto. Notò una certa deferenza nei comportamenti della responsabile del negozio nei confronti della donna. Si era incuriosito ma non ha avuto molto tempo per pensare visto che è stato chiamato dalle due.
Celso si avvicinò e la responsabile gli disse: “Ti presento la signora Elvira, è la proprietaria del negozio, accompagnala a scegliere la scarpa adatta per un evento a cui presenzierà”. Celso seguì Elvira al piano di sopra, nel fare le scale rimase magnetizzato nel guardarla. Osservava stupito le sue linee perfette esaltate dal tubino che indossava e con particolare interesse fissava le gambe definite. Con lo sguardo seguiva la riga della calza sino alla caviglia sottilissima e il tacco a spillo. Elvira si sedette sul comodo sofà accavallando le gambe e spiegando le sue esigenze al ragazzo, che sospettò qualche vena sadica nella donna dato che la tipologia di scarpe da lei richiesta era al piano di sotto. In un baleno il ragazzo si ritrovò a correre su è giù per proporre svariati modelli di scarpe che la signora scartava talvolta solo anche alla loro vista. Altre volte si faceva calzare la scarpa prendendo in giro il ragazzo emozionato per la sua goffaggine. Il giovane si era agitato a essere preso di mira e deriso ma non poteva certo mostrarsi ostile alla sua datrice di lavoro, quindi proseguì con dedizione la sua mansione. Elvira a un certo punto mentre stava sfilando davanti allo specchio guardò Celso accovacciato sul pavimento vicino alle numerose scatole di scarpe aperte e gli si avvicinò. Mise il suo piede calzato nella décolletè con tacco a spillo in metallo sulla coscia del ragazzo, schiacciando con il tacco e gli disse: “Mi è venuto un improvviso crampo al piede, provedi a massaggiarmelo, ma fai attenzione! Sono molto delicata!” Lui, scosso, cominciò a carezzare il piede, ma Elvira lo interruppe subito: ” Sono scomoda!” Il giovane si scusò con Elvira e la fece accomodare sul sofà. “Su, non stare lì imbambito e sfilami le scarpe per massaggiarmi meglio”, disse Elvira al ragazzo impacciato. Celso aveva cominciato a massaggiare il piede di Elvira scrutando ogni particolare, dalla linea perfetta alla pelle setosa e infine alla pedicure impeccabile con uno smalto rosso corallo. Estasiato dalla sua visione l’istinto feticista ebbe la meglio e Celso si lasciò andare a una sniffatina del piede avvicinando troppo palesemente il viso al piedino di Elvira, che si alterò! “Cosa stai facendo animale!”, gli rispose adirata dandogli un piccolo calcetto sul viso. “Rimettimi le scarpe!” Elvira si alzò di scatto per scendere dalla responsabile del negozio.
Celso ebbe paura delle conseguenze e seguì Elvira giù per le scale nel tentativo di scusarsi. Elvira però non disse nulla dell’accaduto alla responsabile, invece esordì con un innaspettato: “Loretta, il ragazzo mi seguirà a casa con i colli, sai che non amo portare i miei acquisti da sola. Non si addice a una signora del mio livello.” Celso era sollevato ma anche stupito e seguì Elvira senza esitazioni.
Elvira risiedeva in una bellissima casa con giardino ampio e curato. Era certamente dotata di gusto in quanto nulla sembrava arrangiato e tutto l’insieme era armonico. L’arredamento era un pò d’altri tempi in quanto lei amava molto l’art déco. Ma solo alla visione della camera dedicata alla scarpiera il ragazzo ebbe un sussulto. C’erano centinaia di paia di scarpe in quella stanza. Il giovane era incredulo. Elvira si avvicinò a lui e gli disse:”Ora per rimediare al tuo comportamento inadeguato metti i nuovi acquisti nella scarpiera e vieni a finire il massaggio che mi stavi facendo. ” Il ragazzo obbedì, ripose le scarpe nella scarpiera e si lanciò ai piedi di Elvira. Il loro profumo delicato lo aveva stregato. Cominciò a dedicarsi al suo arco definito e la caviglia quando Elvira lo interruppe: “Sono scomoda, mettiti sdraiato così distendo i miei piedi e li appoggio sul tuo petto. ” Il ragazzo non se lo fece ripetere e senza perdere neanche un secondo si sdraiò facendo da poggiapiedi a Elvira che cominciò a leggere la sua posta giornaliera dialogando distrattamente con lui.
A un certo punto Elvira cominciò a strofinare i suoi piedi sul viso del ragazzo mandandolo in confusione. Era esattamente ciò che voleva. Raggiunto il suo scopo si alzò in piedi e mise un piede sul petto di lui, trasferendogli sopra la maggiorparte del suo peso. Il ragazzo si sentì impotente e finalmente libero dai suoi turbamenti, stava vivendo i suoi sogni proibiti. Non c’era più niente di indegno a immaginare certe cose e tantomeno farle. Elvira guardò negli occhi il ragazzo mentre col piede scivolava nella zona della cintura in un diabolico tease and denial… chiese quindi al ragazzo:” Che ne dici di occuparti della mia scarpiera e delle mie esigenze a essa collegate?” Il ragazzo ormai fuori da ogni controllo continuò a riptere:” Sì, sì, sì… non desidero altro.” Elvira soddisfatta e con espressione furbesca si fermò e ordinò a Celso di ricomporsi e seguirla nel seminterrato. C’erano tante camere con porta chiusa, tranne una, Elvira introdusse il ragazzo in quella camera sguarnita. Era fornita di solo armadio, letto, scrivania e un bagno privato. Il giovane si stava ancora guardando intorno per familiarizzare quando Elvira con un balzo saltò fuori dalla stanza e lo rinchiuse dentro a chiave. “Ti chiamerò quando mi servirai, non temere non morirai deperito, mi occupo dei miei accessori.” Il ragazzo sconcertato sentì un’altra porta aprirsi. “Vieni Amos, ci sono le pulizie di casa da fare.” disse Elvira nel corridoio. Celso capì che era divenuto prigioniero al servizio di una Padrona che l’aveva attirato in una trappola come il gatto con il topo. Tuttavia era sereno, non avrebbe più avuto turbamenti e non era mai stato l’unico in questa condizione. Era un accessorio di cui la sua Padrona si sarebbe presa cura e che finalmente aveva uno scopo.