In molti mi chiedete come mai non pratico penetrazioni sugli schiavi. La risposta è facile, non amo le penetrazioni anali classiche; come punzione per lo schiavo preferisco l’impalamento, c’è più crudeltà in questo atto. Anche una certa distanza tra me e la preda e ciò risulta ancor più umiliante per chi lo subisce. L’impalamento è la vera tortura, il resto sono tutti giochini di piacere.
Questa pratica molto intensa emozionalmente e fisicamente per il malcapitato, una mia cara vittima, è molto, ma molto soddisfacente per me. Riduce lo schiavo a una cosetta in mio completo possesso, un trastullo consegnato alle mie volontà.
E si smette di giocare solo quando lo decido io, sia ben chiaro!
Per prima cosa lo obbligo a denudarsi completamente e se gli crea imbarazzo o si vergogna, ci provo più gusto. Con le corde gli lego i polsi e li fisso in alto. Gli lego anche le caviglie, tirando le corde gli si divaricano le gambe e le fisso saldamente al pavimento. E’ imobilizzato a croce, non può muoversi granchè. E’ obbligato a vedere mentre lentamente preparo lo strumento, un brivido gli corre lungo la schiena quando realizza quello che sta per accadere. “Indovina un pò cosa succederà ora… l’impalatore ti sembra grande? No, non è un impressione, è realmente di grandi dimensioni. Altrimenti che impalamento sarebbe? Si tratta di una tortura, non di un giochetto di mero piacere fisico.” Ora posiziono l’impalatore sotto di lui. Di fronte ha anche uno specchio per ammirarsi meglio, ma credo che sarà l’ultimo dei suoi pensieri. Passati i primi momenti nei quali è sicuramente rimasto impressionato dalle dimensioni, lo prendo per i fianchi e lo spingo giù. Ci siamo, è penetrato da un enorme palo di legno. Si ritrova nudo, violato, immobilizzato, esposto, posseduto con sdegno, obligato a guardarsi allo specchio. Prendo una sedia, la posiziono di fronte a lui e in comodità rimango a osservarlo. Passa il tempo e inesorabilmente le gambe incominciano a cedere e così si penetra da solo e sempre più in profondità. Dolore e umiliazione sono fuse in maniera indissolubile.
Ora potrei abusare del mio potere su di lui. Potrei usare qualsiasi altra tortura, flagellarlo, costringerlo a tenere dei pesetti sui capezzoli, torturargli i genitali. Dipende tutto da me e forse in piccola parte dal suo comportamento. Lo osservo con calma. Mi implora di toglierlo, gli fa male. Ma io non mi impressiono, so cosa cerco e non lo libererò sino a quando questa situazione non sarà manifesta ai miei occhi. Lo voglio vedere cedere fisicamente e crollare mentalmente. Voglio vedere il sudore sulla sua fronte, il suo corpo che si contorce come quello di un qualsiasi insetto, voglio vedere smorfie di dolore e cedimento sul suo volto. Voglio vedere il profondo odio verso di me nei suoi occhi. Quello sguardo sarà il prezzo della sua libertà… e sò che sarà mio per sempre.