Racconti dei miei faithful

La petite mort

scritto da Dasa
pubblicato da Elvira Nazzarri

L’attimo prima si vorrebbe non terminasse mai, quello dopo si vorrebbe essere altrove. Un rapporto idiosincratico quello fra l’uomo e il suo orgasmo. È più di un attimo in realtà, una manciata di secondi di pura estasi che fa comprendere, con Garcia Marquez, perché gli uomini hanno paura di morire. Tutti conoscono l’orgasmo, inutile discuterne. Più interessante, questo il compito che mi ha assegnato Mistress Elvira, ragionare sul se e come cambia l’orgasmo in un rapporto di sottomissione. In effetti si possono considerare alcuni elementi che ne differenziano, se non l’intensità e la durata, il rapporto fra il prima e il dopo. Come nel massimo di una funzione matematica, l’eccitazione cresce fino al punto più alto dal quale non può che cadere. L’orgasmo, matematicamente parlando, è quel repentino precipitare della funzione dal massimo al minimo in pochi secondi. In sintesi, si tratta di comprendere se il desiderio disegna una funzione identica nei due casi e in cosa consiste la differenza. La fisiologia è impietosa, non le si sfugge. Sottomettersi a una mistress è un percorso irto di difficoltà, virate inattese, repentini cambi di direzione, salite e discese. Non è un percorso lineare e ci vuole tempo per accettare la sottomissione profonda e consapevole. Ciascun schiavo è sottomesso per definizione. Una volta che si decide di incontrare una dominatrice capace si è fatalmente prigionieri, vittime dell’incantesimo. Tuttavia, va precisato, il desiderio sessuale che alimenta la voglia di sottomettersi segue fatalmente l’andamento della funzione e, raggiunto il massimo, precipita come sempre. Questo tipo di sottomissione temporaneo non è di fatto dissimile dalla voglia di fare l’amore, cambia solo la modalità di raggiungere l’orgasmo e il percorso per arrivarci. Dopo è tutto uguale. Diverso invece il fenomeno della sottomissione più profonda, quella che induce a mettersi quotidianamente a disposizione della propria domina, quella che modifica le proprie abitudini, le priorità e il senso delle cose, incluse l’orgasmo. Sottomesso al potere di Mistrress Elvira ho imparato che l’orgasmo, per quanto desiderato e temuto come fine dell’estasi, non mi appartiene quasi più. Con una mistress, è ovvio, l’orgasmo è una concessione ma con Mistress Elvira, ho imparato, è soprattutto un servizio, un dovere. Tornando all’analogia matematica, direi che predilige allungare la fase preparatoria, tenendola a un livello più basso per un tempo più lungo. L’effetto è duplice: l’ho imparato eseguendo gli ordini di Mistress Elvira come un automa. In primo luogo, allungando i tempi del raggiungimento dell’orgasmo, si intensifica la dipendenza. Predilige giocare con i miei capezzoli seduta sul mio viso dopo che mi ha impartito l’ordine di masturbarmi. In quella condizione non vorrei mai venire da quanto è piacevole ma è proprio quello che il contesto mi spinge a fare con furore. Tuttavia, in quei momenti, la pressione psicologica della Padrona si fa più forte, il tono della voce più perentorio, il dolore più intenso. In quei momenti comprendo con esattezza il significato di appartenenza. Eseguo come un automa la Sua volontà e delego il controllo del mio apparato riproduttivo ai ritmi e le voglie della mia Padrona. Quel senso di controllo assoluto su quanto ho di più caro La esalta e La gratifica. Col passare del tempo mi accorgo che, per quanto piacevole per me, lo sto facendo per Lei. Ne è conferma il dopo. D’abitudine l’orgasmo, paradossalmente soprattutto nell’ambito di una sessione che per me è il più bello, mi genera una sorta di repulsione da contrasto. Se quello che da piacere diventa fastidio, come scuotere il pene dopo l’eiaculazione per esempio, figuriamoci gli estremi del femdom. Gli odori, i sapori, le costrizioni, il dolore sono cose desiderabili trasportati dall’eccitazione del momento ma poi, raggiunto l’orgasmo, si vorrebbe essere a milioni di anni luce magari con una schiava a disposizione che ci fa un bel massaggio, piuttosto che ai piedi di una dominatrice severa che non smette di impartire ordini. Eppure con Mistress Elvira tutto questo cambia, da molto tempo, pur vedendoLa quando lo desidera, ho il compito di mettermi a disposizione tutte le mattine. A volte non mi chiede nulla, per giorni non mi degna di nessuna attenzione. In altre circostanze è presente, piena di richieste che pretende siano eseguite con prontezza. È una donna straordinariamente intelligente e sensibile. Sa davvero gratificare i Suoi devoti e renderli consapevolmente sottomessi. È quello che è accaduto a me. Sono ormai talmente dipendente da Mistress Elvira che l’orgasmo è un servizio reso a Lei e, concluso il quale, pur nella lentezza delle reazioni con la tensione scemata, resto totalmente e serenamente a Sua disposizione. Non c’è un solo istante in cui, dopo aver goduto, la percezione della mia Padrona cambi. La sento sempre imponente, imperiosa, inarrivabile e divina. Le parlo con la stressa devozione, Le dico le stesse cose, penso le stesse cose e, giusto il tempo di ricompormi un attimo, il bisogno, la naturale inclinazione a gettarmi ai Suoi piedi mi porta di nuovo, come sempre ad assumere atteggiamenti totalmente sottomessi. A volte sorprendendoLa, così mi pare. Il nostro rapporto, di lunga durata ormai, ha anche dei contenuti amichevoli e di sicuro la fine della sessione è il momento deputato per svilupparli. Il calo della tensione erotica consente di affrontare argomenti interessanti e piacevoli sui quali il mio contributo sarebbe nullo sotto il potente influsso della Sua strabordante sensualità. Difficile dire altro che “Sì padrona!” quando mi parla mentre i Suoi piedi schiacciano il mio viso devoto o addirittura penetrano spavaldi nella mia bocca. Tuttavia, anche in quei momenti di piacevole relax, il mio atteggiamento non cambia, per la soddisfazione della Mistress che così mi ha addestrato e così vuole vedermi. Mi vuole sempre devoto, ubbidiente e sottomesso. Sempre all’erta, sempre al Suo servizio. Aver accettato questo dominio ed essendomi conformato a esso ha generato in me uno stato di profonda e sottomessa dipendenza che non mi abbandona mai, nemmeno nel momento dell’orgasmo. Ripeto meccanicamente: “sono il Tuo schiavo e Ti adoro mia Divina”, anche quando la voce sembrerebbe non poter più uscire per quanto tutto il corpo è rilassato ed estasiato. In questo mi sembra che i due orgasmi siano differenti. Là un aumento imponente dell’eccitazione che si trasforma in adorazione per poi svanire di colpo, qua un aumento dell’adorazione costante, totalmente controllato e un calo fisiologico del desiderio, dolce e rilassato nella consapevolezza della continuità immutabile e inevitabile del Suo divino controllo sul mio corpo e sulla mia mente.