Scritto da: Ambrogio
Pubblicato da: Elvira Nazzarri
«Ambrogio!» la Sua voce imperiosa riscosse Ambrogio. «Sì Signora! Ha bisogno di me?». «Certo che ho bisogno di te! Altrimenti perché ti avrei portato? Per fare il turista??? Raggiungimi in bagno! Svelto!»
Ambrogio si presentò davanti alla porta del bagno e rispettosamente bussò. «Entra, deficiente! Se sono io a dirti di venire perché perdi tempo a bussare?!?!» Ambrogio in cuor suo era certo che se avesse omesso di bussare, sarebbe stato redarguito lo stesso… E probabilmente anche punito… Lei era fatta così! Ma lui era egualmente pazzo di Lei…(e forse proprio perché Lei era così…).
Aperta la porta gli comparve la sua Signora riflessa dal grande specchio, nuda con indosso solo un paio di eleganti culottes di seta nere: «Ho voglia di farmi una doccia. Apri l’acqua e verifica che sia alla giusta temperatura.»
Ambrogio prontamente eseguì: dopo aver fatto scorrere la porta di vetro della grande cabina-doccia, aprì il getto e armeggiò con il miscelatore per qualche istante, poi disse «Ecco Signora, mi pare che ci siamo…». Lei si avvicina e con fare sospettoso allunga una mano per saggiare la temperatura. Ambrogio era già in ansia aspettandosi il peggio… E invece: «Si, può andare… Adesso entro… Tu resta qui in ginocchio con shampoo, balsamo, spazzola e bagno-schiuma a portata di mano per passarmeli quando te lo dirò!».
«Si certo, Signora…» Rispose Ambrogio genuflettendosi e già pregustando la possibilità di contemplare a lungo la perfetta nudità della sua Signora durante la doccia.
Lei con mossa provocante si sfila le culottes dando le spalle ad Ambrogio in ginocchio, cosicché le sue splendide natiche nude si trovavano all’altezza del volto di Ambrogio.
Poi si gira di scatto, esibendo alla stessa altezza la Sua Intimità a pochi centimetri dal viso estatico di Ambrogio, rimasto senza fiato per la sorpresa… Ma fu un attimo… Lesta come una gatta, Lei “calza” sulla testa del povero Ambrogio le mutandine che teneva in mano, in modo da bendarlo irrimediabilmente, anche se assai piacevolmente…
«Sorpreso?» chiede Lei con voce beffarda «Mica ti sarai illuso di poterti godere impunemente lo “spettacolo”?…». E s’infilò sotto il caldo getto d’acqua che frattanto aveva cominciato ad appannare i cristalli dell’ampia cabina-doccia.
Ambrogio si consolò della vista perduta, inebriandosi del profumo della sua Signora rimasto nelle culottes che gli coprivano il volto e della piacevole sensazione della seta sulla sua faccia: quella seta che fino a pochi istanti prima era stata a contatto con la Divina Intimità della sua Signora… E pensò che in fondo la sua Signora era davvero benevola con lui: gli aveva concesso di appagarsi con due sensi, invece che con uno solo… E gliene fu grato!
Dimostrò la sua gratitudine porgendo prontamente alla sua Signora i flaconi dello shampoo, del balsamo e del bagno-schiuma a mano a mano che Lei glieli chiedeva. Ma qui purtroppo il povero Ambrogio cadde ripetutamente in fallo… Egli infatti, in quanto “bendato”, non poteva leggere le etichette e così accadde un paio di volte che al posto dello shampoo porse alla Signora il balsamo e vice versa. Guadagnandosi così due sonori ceffoni che gli bruciarono a lungo le guance. E, quel che è peggio, gli resero insensibile la pelle del viso, perdendo così il delizioso “contatto” con la seta delle mutandine…
Nelle “tenebre profumate” in cui si trovava, mentre ascoltava lo scroscio della doccia e la sua Signora che canticchiava amabilmente, immaginò che tutta quella sequenza di cause ed effetti potesse non essere casuale, ma l’esito voluto della consapevole “ispirazione” della sua Signora per divertirsi con il Suo servo. E di nuovo gliene fu grato…
Riflettendoci, Ambrogio considerò che – dopo tutto – non era neanche del tutto vero che la sua capricciosa Signora l’avesse “accecato”… Se gli aveva impedito di vedere con gli occhi “fisici”, nondimeno gli aveva scatenato la vista dell’immaginazione. Che sovente è anche più acuta… E fu così che con gli “occhi dell’immaginazione” egli poté ammirare il corpo nudo della sua Signora, fra il vapore dell’acqua calda, le Sue belle mani che si massaggiavano delicatamente i seni e il pube, le natiche e le cosce, la Sua pelle d’alabastro che splendeva ancor di più bagnata e insaponata, le Sue forme proporzionate, la grazia dei Suoi movimenti; e, ancora, gli splendidi, lunghi capelli corvini, che Lei si lisciava e spazzolava sapientemente sotto il getto d’acqua, cospargendoli di balsamo che li rendeva ancor più brillanti e profumati…
Improvvisamente il rumore dell’acqua cessò e Ambrogio fu richiamato alla realtà dall’ordine «Accappatoio!». Fortunatamente Ambrogio, prima che “calassero le tenebre” aveva avuto la prontezza di spirito di memorizzare dove si trovava appeso il grande accappatoio e riuscì così ad afferrarlo a tentoni e a porgerlo alla sua Signora.
«Ma che modi sono? Devi infilarmelo, non allungarmelo!»
Ne seguì il solito schiaffo bruciante che produsse anche l’effetto casuale (?) di spostare leggermente le culottes in cui era sempre infilata la testa e la faccia di Ambrogio, in modo da permettergli un minimo campo visivo con uno degli occhi. Lei gli mostrava la schiena e le natiche e attendeva che lui Le infilasse l’accappatoio.
Operazione che Ambrogio, grazie alla vista parzialmente (anche se dolorosamente) riacquisita poté portare a compimento senza ulteriori incidenti.
«Adesso massaggiami per asciugarmi!». Era l’ordine che Ambrogio sognava di ricevere… Si mise d’impegno, massaggiando delicatamente il corpo di Lei avvolto nell’accappatoio: prima la schiena, poi le natiche, poi scese lungo le cosce e i polpacci fino ai deliziosi piedini. Lei si girò mostrandosi ora di fronte. E lui proseguì risalendo lentamente quel corpo adorato. Nel mentre la Signora gli tolse le culottes dalla testa, “ridonandogli” così la vista completa… Quando le sue mani “transitarono” sulla parte di accappatoio che ricopriva i seni della Signora, il suo sguardo s’incrociò per un attimo con quello di Lei. Ma fu solo un istante perché Ambrogio, obbedendo ad un riflesso ormai condizionato, subito l’abbassò fissando le dita smaltate di rosso dei piedini nudi della Signora che spuntavano dall’orlo del lungo accappatoio. Ebbe come l’impressione che neppure quell’”apparizione” fosse casuale… E di nuovo fu grato alla sua Signora.
«Ora vai a metterti a quattro zampe davanti alla specchiera. Mi farai da sedile mentre mi sistemo i capelli e mi trucco per la serata!»
Ambrogio obbedì prontamente e assunse la posizione richiesta. Lei gli si avvicinò e si tolse l’accappatoio lasciandolo cadere a terra. Quindi si “accomodò” su Ambrogio nel suo nuovo ruolo di “mobilia”… Lui avvertì l’eccitante sensazione del contatto delle natiche nude della Signora sulla pelle della sua schiena, anch’essa nuda. E gli parve di raggiungere l’estasi…
Dalla sua nuova posizione, Ambrogio non poteva vedere nulla di quanto la sua Signora stava facendo. Ma poteva ascoltare infiniti suoni che gli attivarono di nuovo gli “occhi dell’immaginazione”. E così La “vide” mentre si raccoglieva abilmente i lunghi capelli in un elegante chignon, mentre si truccava gli occhi e il viso e si dava il rossetto.
Nel contempo, Ambrogio poteva anche avvertire lievi movimenti della sua Signora, che a seconda dell’azione che stava compiendo con braccia e mani, si “riflettevano” in piccoli spostamenti di peso sulla schiena di Ambrogio. Ma poi ebbe come la vaga sensazione che quei piccoli spostamenti di peso, fossero meno involontari… Gli sembrò di percepire un leggerissimo sfregamento delle natiche e delle cosce, sode e perfette, sulla sua schiena, che produssero come effetto collaterale quello che alla fantasia esagitata di Ambrogio parve di percepire come un “dischiudersi” di qualcosa di morbido, umido e caldo… Come un bocciolo di rosa… Ambrogio non osava dare un “nome” a quanto la sua fantasia gli stava suggerendo… Ma mentre la mente razionale di Ambrogio si sforzava di mantenere il controllo ed esercitare la doverosa censura, il “coso” di Ambrogio aveva creduto di capire di “cosa” poteva trattarsi, e s’impennò in una disperata erezione destinata a risolversi presto in un esito drammatico per Ambrogio…
Ma la Fortuna era amica di Ambrogio: essa si manifestò sotto forma di una rovente sculacciata che si abbatté su una natica di Ambrogio mentre dall’”alto dei cieli” si udì: «Ma cosa diavolo stai facendo?! Vuoi stare fermo una buona volta?!? Mi stavi facendo sbavare il rossetto!».
Ambrogio si ricompose subito, anche se sapeva perfettamente che non era solo il rossetto che stava “sbavando”…
«Ecco, ora ho finito, puoi alzarti». Ambrogio, “liberato” dal dolce peso della sua Signora, si alzò e vide il volto di Lei riflesso nello specchio: era esattamente come lui L’aveva immaginata! I capelli perfettamente raccolti nell’elegante chignon, un trucco leggero e luminoso, gli occhi evidenziati sapientemente dall’eye-liner, le labbra rosso rubino, il tutto incorniciato da due splendidi orecchini con pendenti blu cobalto…
Stava contemplando senza parole l’immagine riflessa della sua Signora, quando Lei lo riportò alla realtà dicendogli con maliziosa ironia: «Adesso corri a prepararti. Mi devi accompagnare a cena e devi essere all’altezza! Non vorrai mica farmi sfigurare?»
(Continua…)