CFNM, Giochi di ruolo, Racconti dei miei faithful

La dottoressa

Scritto da: Gelindo
Pubblicato da: Elvira Nazzarri (i racconti sono espressioni di fantasia messa in prosa)

Era diverso tempo che rimandavo una visita di controllo, non ho mai amato moltissimo farmi visitare e poi sapevo quello che il medico mi avrebbe detto: dovevo perdere dei chili e fare più moto, gli anni passavano e non mi potevo più permettere di trascurarmi. La solita ramanzina che avrebbe colto nel segno, visto che sapevo benissimo che avrebbe avuto ragione.

Quando sul lavoro mi dissero che a breve sarebbe stato necessario produrre un certificato medico e che per farlo dal medico convenzionato aveva tempi di attesa lunghi per poi avere una visita assolutamente sbrigativa pensai che la misura era colma e che era l’occasione per farmi vedere da un medico preparato. Fu così che, attraverso una mia collega – che capii solo dopo il perché del suo insistere e dei sorrisi maliziosi nel farlo – mi fu consigliato il nome della dottoressa Elvira Nazzarri.

Presi appuntamento per una visita completa spiegando che era diverso tempo che non facevo controlli e la settimana dopo mi recai nel suo ambulatorio.

Ero, come sempre in questi casi nervoso, feci le scale rapidamente e quando entrai nel bel ambulatorio la dottoressa, facendomi accomodare, notò subito che avevo l’affanno. Ricordo ancora il suo sguardo severo e come mi disse che era davvero inaccettabile che per pochi piani di scale avessi il fiatone, che ora avrebbe fatto tutta la visita in modo scrupolosissimo, ricordo perfettamente proprio come scandì la parola scrupolosissimo perché mi gettò abbastanza nel panico e aggiunse che già prima di cominciare già era chiaro che in futuro sarebbe servito fare molto esercizio.

In pochi istanti ero esattamente nella situazione di agitazione e panico di cui avevo timore e che mi teneva da sempre alla larga dagli ambulatori. Ad aggravare il tutto la dottoressa era una donna di assoluto fascino, non solo molto bella, ma di una presenza che riempiva lo spazio, molto elegante e raffinata, una di quelle donne che è davvero impossibile passino inosservate. Pensai, in uno stato di confusione crescente e che dovevo stare attento a non farmi beccare a guardarla in modo maleducato e a non farmi prendere da strani pensieri.

Ricordo che dopo aver riempito i primi dati della scheda mi chiese subito di levarmi la giacca e tirare su una manica della camicia per misurarmi la pressione visto che mi vedeva agitato, dicendomi che l’avrebbe misurata più volte, ma che voleva capire come mai di questo mio affanno e fiato corto, che non poteva essere di certo per poche scale. Si alzò dalla sua bella scrivania antica in legno e si sedette vicino a me per misurare la pressione camminando con passi decisi e mostrando le sue bellissime gambe che accavallò mentre mi fissava il bracciale e inforcava lo stetoscopio. Il mio cuore batteva davvero per l’emozione della situazione e ci vollero due misurazioni perché si risiedesse a completare l’anamnesi dicendo che avrebbe rimisurato dopo perché così non andava bene, ma ero troppo agitato perché i dati fossero normali. Lo sguardo era molto serio, non cattivo, ma si capiva che non si poteva scherzare con quanto lei chiedeva, aveva oramai il pieno controllo di tutto e, dopo una serie di domande personali a cui finii per rispondere con lo sguardo sempre più imbarazzato e basso io e sempre più divertita e in controllo lei, mi disse di levarmi cravatta camicia e le scarpe per mettermi sul lettino per la visita completa. E di rilassarmi, che ci avremmo messo parecchio tempo visto che era bene controllare tutto ed era chiaro che ero uno di quelli che non prestano attenzione alla propria cura, cosa che lei trovava sbagliatissima, ci tenne a sottolineare.

Per prima cosa mi ha oscultato molto a lungo il cuore e i polmoni, sia davanti che dietro, mi faceva tenere lunghi respiri e ricordo il modo con cui diceva, molto severa, di inspirare ed espirare, al punto che una volta che misi fuori l’aria in modo autonomo seguendo il ritmo di tutte le continue richieste, venne davanti a me e alzandomi il mento con il dito mi guardò dritto negli occhi dicendo: “le ho detto di espirare? Non mi pare, lei deve fare quello che le dico qui da me in ambulatorio e visto come è messo il suo fisico sarebbe bene anche fuori da qui! Alla dottoressa si ubbidisce. A capito?” Rimasi di sasso e farfugliai che avevo capito e che non sarebbe successo più. “Speriamo” disse lei e tornò ad oscultarmi la schiena facendomi ripetere 33 per molte volte. A quel punto mi disse che pareva che mi fossi calmato e che si poteva rimisurarmi la pressione, mi fece distendere bene e mi fece la misurazione su entrambe le braccia, cosa che non mi aveva mai fatto nessun medico. Da disteso iniziò a fare tutta una serie di palpazioni al ventre, spingendo anche forte dicendo che c’era talmente tanta ciccia che non riusciva a sentire gli organi e che se mi faceva un po’ male era solo meglio perché mi sarei ricordato che era il caso di dimagrire.

Poi venne la volta, questa volta da seduto, di visitare naso, occhi, ghiandole, mi palpava, spostava, girava il tutto fissandomi dritto in volto. Ed io avevo la sensazione che avrebbe potuto farmi quello che voleva, continuavo ad obbedire e mi sentivo ogni minuto più succube di questa dottoressa inflessibile.

Credo che mi abbia chiesto di dire Ahhh almeno 8 volte prima di dire che era impossibile e vergognoso che non riuscissi a stare con la bocca bene aperta e la lingua completamente fuori. Prese un abbassalingua e provò ancora con più decisione a tenermela ben fuori per vedere la gola… ahhhhh a me veniva da deglutire e tossire e iniziai a scusarmi e al punto che si arrabbiò e mi disse che proprio non capivo che alla dottoressa di ubbidisce e basta e che dovevo fare solo quello che mi ordinava senza discutere e cercare scuse. A quel punto, mentre io non sapevo più cosa pensare, lei ondeggiò sui tacchi e andò nell’armadietto degli strumenti, tornò con una pinza e mi prese la lingua tirandola fuori. “Adesso si fa come dico io e si controlla bene tutto mio caro, dica Ahhhh” Ahhhh lo feci a lungo e anche per il male, guardando dentro la mia gola sentenziò che la lingua era sporca, il che è del tutto normale per una persona che mangia male, prospettandomi come imminente e necessaria una dieta rigorosa.

Con la mia lingua ancora dolente e con una pinza attaccata che decise di lasciare li appesa divertita. mi disse di spogliarmi dei pantaloni che adesso avremmo dovuto procedere alle misurazioni e soprattutto affrontare il “brutto momento della verità del peso” disse proprio così. Sentivo freddo alle mani, ero sempre più nervoso e in qualche modo anche eccitato da una situazione di cui non avevo più nessun controllo, a maggior ragione perché mi faceva delle domande sulla mia salute a cui rispondevo blaterando con la lingua tenuta fuori dalla pinza, mentre lei si gustava la scena del mio imbarazzo.

Mi mise sulla bilancia, mi fece leggere il mio peso scandendolo bene, non occorre che vi dica che c’erano da perdere almeno 10 chili e che lei trovava questa trascuratezza una cosa molto disdicevole. I miei occhi guardavano oramai al massimo all’altezza delle sue ginocchia.

Poi venne il momento di essere misurato sia in altezza che nelle varie circonferenze in cui abbi la sensazione che la dottoressa si divertisse a tirare il metro per stringermi l’addome, piuttosto che pizzicare la mia ciccia nel mentre mi faceva notare come le facesse ribrezzo tutto quello sballonzolare di grasso.

“A terra, qui sul lenzuolo sterile che ho messo” disse secca, e io in mutande finii a fare miseramente alcune flessioni sulle braccia dimostrando tutta la mia poca forma. Mi stava davvero umiliando e sentivo tutta la disapprovazione del caso ogni volta che toccavo con il torace terra e non mi tenevo quando notai sia le bellissime scarpe che delle calze davvero di classe, non erano collant elasticizzati, facevano le pieghe, di quelle calze stupende che purtroppo le donne oggi, prese da mille affari, non usano più. Per la prima volta ebbi la sensazione che avrei voluto davvero baciarle le scarpe, chiederle umilmente di seguirmi nella mia ripresa fisica, tenere lei il controllo di una dieta che avrei cominciato in quello stesso momento, ero da un lato pronto a tutto, dall’altro mortificato a terra a provare a rialzarmi sulle braccia mentre una donna, che trovavo fantastica e terribile, mostrava tutta la sua disapprovazione e mi faceva notare quanto fossi del tutto inadeguato.

Mi fece fare più volte la posizione di plank tenendo il cronometro e alternandola con altre oscultazioni per sentire lo stato del mio cuore e fiato sotto sforzo, poi venne la volta di piegamenti vari, sempre intervallati da misurazioni, di nuovo la pressione, poi respirazioni prima veloci poi lente, colpi di tosse ripetuti e poi sentenziò che per avere dati sotto sforzo servivano 10 minuti di esercizio a una sorta di vogatore che muove anche le gambe. Mi mise il bracciale della pressione, vari cavi, alcuni fissati al torace, altri all’addome – il che permise di farmi notare ancora quanto ero vergognosamente grasso nel mentre mi pizzicava per fissare gli strumenti – mi tirò con un colpo secco i capezzoli con un sorriso a cui abbozzai visto il dolore e iniziai a ad andare su e giù con questo trabicolo. Ovviamente, fuori forma come ero, andari presto in affanno e arrivarono subito sguardi e commenti imbarazzanti. Alla fine ero tutto sudato cosa che mi fece notare con disprezzo, mi oscultò nel mio fiatone e misurò di nuovo la pressione. Sentenziò un perentorio “non ci siamo proprio” e disse che, oltre serviva fare da subito molta ginnastica oltre ad una dieta rigorosa che mi avrebbe prescritto lei stessa, ma che trovava meglio condividere con una sua collega specialista, molto più severa di lei che avrebbe “senza dubbio trovato il modo di farmi cambiare le mie pessime abitudini”.


Ero sbiancato, terrorizzato da un lato, davvero in forte imbarazzo, mi vergognavo, ma ero anche eccitato dall’assoluto controllo e potere che la dottoressa riusciva ad esercitare. Nel mentre pensavo a come avrei potuto seguire un programma che mi pareva potesse trasformare la mia vita in un incubo e se potevo svegliarmi da questo strano sogno andari verso i miei vestiti convinto che la visita fosse terminata. Infondo tutto il peggio potesse succedermi era avvenuto.

Mi fermò subito e disse: “Dove crede di andare, dobbiamo ancora controllare bene i genitali, che di sicuro lei non si fa vedere da anni e soprattutto la prostata che alla sua età va fatto sempre. Il suo medico, per quanto poco ci vada, già vedo che non controlla queste cose. ”Mi scese il gelo, con un sorriso mi mise sull’attenti, mi fece levare le mutande e allargare le gambe. Mise in modo molto scenografico dei guanti di lattice e iniziò a osservare il mio pene. Finì velocemente di nuovo disteso sul lettino a tossire a inspirare ed espirare mentre mi visitava i genitali, ebbe ancora modo di farmi vergognare della mia erezione completa che oramai era incontrollabile e ricordo disse che con la dieta oltre ai controlli del peso che avrebbe fatto, sicuramente avremmo dovuto vederci per una visita mensile di controllo visto lo stato di abbandono completo del mio fisico arrivato a uno stato da lei definito “indecente” per cui mi conveniva imparare presto a controllare le erezioni perché dalla prossima volta non avrebbe di certo tollerato di vedere ancora il mio pene eretto senza più controllo. Ero livido dalla vergogna e completamente alla sua mercé, cambiò i guanti “devo mettere adesso quelli più grossi per controllare la prostata”, sentivo freddo e caldo allo stesso tempo, poi solo il suo dito che mi inchiodava al lettino. Ancora colpi di tosse, respirazioni a comando, ricordo che mi mise lo stetoscopio sul torace per sentire il respiro mentre premeva sulla mia prostata che successe l’inevitabile.

Usci senza dire nulla dall’ambulatorio mentre ero imbarazzatissimo, tornò con un secchio e degli stracci dicendomi con un fare sprezzante: “si vergogni, ora pulisca tutto per bene, poi si vesta, troverà qui fuori le prime prescrizioni alimentari per presentarsi all’appuntamento che le sto fissando per il prossimo martedì. Le ho prescritto una dieta rigorosa e io sono una dottoressa con cui non conviene scherzare. Lo vedo benissimo che lei è un lavativo senza schiena che se non lo si comanda a bacchetta non ha disciplina”. La farò contattare dalla mia segretaria per l’orario.

 

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