Scritto da Romolo
Pubblicato da Elvira Nazzarri
Elvira e Romolo sono compagni di università. Lei è una dea e tutti gli iscritti al corso sono estasiati, tutti sanno chi sia e non solo per la sua bellezza fuori dal comune, ma anche per l’intelligenza superiore che dimostra ogni volta che apre bocca nelle aule. La sua sicurezza e il suo portamento producono fascinazione e soggezione allo stesso tempo ed Elvira è consapevole di questi effetti e del potere che ha sugli uomini. Romolo, poi, è completamente innamorato della dea Elvira. Pensa a lei giorno e notte.
Un giorno in università, mentre romolo rimugina cercando il coraggio di rivolgere la parola ad Elvira, lei gli si avvicina e lo invita a casa sua per studiare insieme. Romolo pensa ad un miracolo, un sogno che si avvera, non sa che il vero obiettivo di Elvira è quello di… umiliarlo profondamente. Infatti, tra le amiche della dea Elvira, è girata la diceria che Romolo abbia il pene piccolo…
Arrivato sul pianerottolo della casa di Elvira, romolo è molto nervoso e suda. Quando poi lei lo fa entrare e se la ritrova davanti vestita elegantemente con calze scure dotate di riga posteriore che delinea la silhouette delle sue gambe e con scarpe a punta col tacco, tutto diventa ancora più confuso per lui. Lei invece sorride tranquilla e lo fa accomodare ad un tavolo, gli porge il libro che dovrebbero studiare e gli dice di leggere ad alta voce. La dea, però, non si siede sulla sedia di fianco a lui, bensì sale sul tavolo e pone le Sue gambe accavallate di fronte alla faccia di romolo. I piedi e i polpacci ben disegnati sono a pochi millimetri dal libro che il ragazzo tiene nelle sue mani sudaticce. Mantenere l’attenzione sulle parole del libro è un’impresa impossibile e spesso il suo sguardo scivola su quelle gambe così sensuali e quelle scarpe a punta. Ad un certo punto Elvira esclama con voce vagamente divertita “ti vedo nervoso”, a quel punto romolo deglutisce e decide di esprimere quello che prova. Con notevole timidezza prova a dichiararsi alla dea, inizia a tesserne le lodi, ma prima ancora di arrivare al punto, lei lo interrompe e gli dice: “Senti ma è vero che hai il pisello piccolo?”
Romolo resta a bocca aperta e, imbarazzatissimo, si ricorda di quella volta che Valentina, una compagna di università ed amica di Elvira, lo aveva visto per caso mentre urinava. A quel punto inizia come a giustificarsi dicendo che dipende dalla situazione, se il pene è moscio o in erezione… Ma nel momento in cui prova a spiegarsi, lei ha già iniziato a mettergli i piedi addosso: con la scarpa a punta cerca tra i pantaloni di Romolo e dichiara di non trovare niente. Il pene di Romolo si era già inturgidito quando lei gli aveva sbattuto in faccia quelle gambe da capogiro, ma ad Elvira i pantaloni sembrano vuoti finché ad un certo punto, accarezzando il glande con la punta della scarpa, esclama: “ah, è questo? Qui c’è qualcosa!” Romolo, imbarazzato e umiliato annuisce. Quindi lei gli chiede (o forse gli ordina) di alzarsi in piedi e di togliersi pantaloni e mutande così da poter vedere. Romolo esegue ed è in una situazione di eccitazione mista a desolazione. Il suo pene non è né moscio né in erezione ed Elvira scoppia in una risata: lo giudica proprio piccolo! Lui tenta ancora di arrampicarsi sugli specchi con giustificazioni, ma lei decide di schiacciarlo con l’evidenza della matematica e va a prendere un righello. La sentenza è 12 centimetri e la dea, sempre più divertita, chiede a romolo come faccia con le donne. Lui dapprima ammette di avere in mente sempre e solo lei e poi cerca per l’ennesima volta di difendersi sostenendo che quando l’attrezzo raggiunge l’erezione è molto più lungo!
Quindi Elvira lo fa sedere per terra e gli dà il permesso di toccarsi così da farle vedere. Intanto si alza un pochettino la gonna, si gira e contribuisce come la benzina sul fuoco all’eccitazione di Romolo. Lui però è talmente nervoso che non riesce immediatamente a raggiungere i suoi scopi così Elvira lo aiuta ulteriormente: vedendolo molto interessato alla parte inferiore del suo corpo gli permette di toccarle il dorso dei suoi piedi che calzano quelle magnifiche scarpe con décoletté. Quando finalmente romolo riesce ad avere un’erezione completa, mostra il suo pene alla dea. Lei ride di nuovo e commenta così: “Beh sì, adesso sembra un pisellino normale!”
A quel punto romolo è distrutto, in ginocchio col pisello di fuori di fronte ad Elvira che, seduta su una sedia, lo guarda dall’alto con un sorriso tagliente. Lui è completamente assoggettato, ma la sua degradazione non è terminata. Elvira infatti inizia a far dondolare la scarpa e, dopo averla fatta cadere, ordina a romolo di annusarle il piede. Romolo ormai ha capito di trovarsi di fronte ad un Essere Superiore e, nonostante sia andato in quella casa con tutt’altre fantasie, ha compreso che poter appoggiare naso e bocca su quel piede è un privilegio. Annusa avidamente, respira e inala l’effluvio. Gli sembrano fiori. Lei quindi gli concede anche di leccare e gli indica dove: ha un piedino perfetto e se lo fa leccare sotto la pianta, lì dove il piedino si inarca.
Romolo è stregato e segue i movimenti del piede come un animale che tiene d’occhio il cibo di cui vorrebbe nutrirsi. Elvira si diverte e ogni tanto gli nega i piedi, ogni tanto glieli concede. Si fa leccare un piede e l’altro, ancora dentro nella scarpa, lo poggia sul pene turgido di Romolo. La suola sta sul pisellino e il tacco affonda nella coscia di romolo. Ogni tanto romolo guarda il volto di Elvira e la coglie sorridere chiudendo gli occhi in espressioni di godimento mentre lui lecca e lecca. Poi, vedendolo troppo eccitato, la dea gli ordina di portarle un altro paio di scarpe. Le indossa e se le fa lucidare con la lingua poggiando entrambi i piedi a terra. Quindi controlla che il lavoro sia stato eseguito correttamente e gli concede un’ultima leccata di piedi sempre avvolti dalle sue magnifiche calze. La lingua di Romolo è irritata a furia di slinguate sul nylon, ma lui è iper eccitato e felice di aver compiaciuto la sua dea.
Infine Elvira lo fa smettere di adorarle i piedi e decide di farsi l’ultima risata ordinandogli di “schizzare” per terra.
Congedandolo, gli spiega che d’ora in poi lui verrà chiamato “schiavo” e si dovrà rivolgere a lei con l’appellativo di “Padrona”. Ogni settimana andrà a trovarla ed eseguirà i suoi ordini, sarà il suo schiavo-giocattolo.
“La prossima volta prepara i tuoi piccoli testicoli perché ho voglia di divertirmi con un giochino.”
“Sì, Elvira”
“Come scusa?”
“Ehm, volevo dire, sì, Padrona, non vedo l’ora di metterle a disposizione i miei testicoli per il suo divertimento!”
“Bravo schiavo…”