Conoscevo Amleto (il nome che gli assegnai in base al suo carattere) da parecchi anni, ci siamo incontrati in una situazione particolarmente intrigante, una delle sue tante amanti desiderava conoscermi. Il primo incontro è stato totalmente concentrato sulla ragazza, molto carina e calda. Mentre avevo notato segni di vago interesse da parte di lui. Dopotutto chi non desidererebbe il frutto proibito, non nego che avevo fatto un pochino la sostenuta e l’inavvicinabile di proposito per provocarlo. Ci eravamo frequentati per un po’, io, lui e l’ampia varietà delle sue amanti, ammetto una più interessante dell’altra a livello di fantasie. Notai però che Amleto stava cercando di avvicinarsi, ogni tanto ci giocavo a stuzzicare i suoi feticci e non gli permettevo neanche di sfiorarmi i polpacci. Scoprii che ad Amleto piacciono le gambe e il thigh gap, specie se in calze molto velate. Il suo desiderio verso di me cresceva. Ma io non gli concedevo altro. Dopotutto, si era dichiarato Master. Due dominanti sono incompatibili, perché è sempre una lotta di potere, a meno che uno non si sottometta per gioco, per dare quell’iniziale senso di potere all’altro da togliere successivamente frustrando ancor di più la controparte. E anche se a me i giochini di potere piacciono da morire, mi limitavo per rispetto verso quelle povere ragazze presenti. Mica gioco scorretto per sottrargli l’osso. Poi Amleto non era proprio il mio tipo d’uomo ideale, l’età ci poteva stare, ma si era lasciato andare fisicamente, adducendo scuse varie e soprattutto rimarcando il suo ruolo da toplegal privo di tempo ma utile quale amante … lo trovavo ridicolo. E trovavo risibile anche questa sua necessità di qualificarsi come tale immediatamente con tutti. Se vali, non hai bisogno di rimarcare il tuo ruolo! Ma comunque riusciva a giocare a tennis e golf, fare vela e sci, insomma era quasi da manuale. Il tipico togaman in gessato, con pochette, Rolex e Blackberry.
Dopo un paio d’anni iniziammo a vederci settimanalmente anche da soli in modo ludico, senza star a badare troppo ai giochi, io pretendevo solo rispetto da parte sua e lui era troppo impegnato nel tentativo di sedurmi. Gli uomini di quel tipo quando vogliono ottenere una donna sanno essere dei veri gentleman, almeno fino al momento della conquista, poi tornano se stessi. Da parte sua c’erano tante attenzioni, regalie varie (sempre pensate appositamente per me), contatti fisici zero, tante provocazioni da parte mia e un gusto nel gioco della seduzione da entrambe le parti. Eravamo diventati molto intimi senza esserlo stati fisicamente. Frequentando altri suoi colleghi, mi ero fatta una certa opinione sull’indole dei togamen e perciò mi stavano un pochino antipatici. Amavo, però, giocarci, sfidandoli. Non mi ero mai impegnata nel tentativo di sottometterlo sino a un preciso giorno.
Arrivò da me con notevole ritardo… era in macchina sotto a telefonare già da 20 minuti! Come osa far attendere una signora? Pensai. Quando mi si manca di rispetto mi arrabbio. Gli scrissi: sali su immediatamente, cafone che non sei altro! Lungo le scale sentii la telefonata… era salito e proseguiva a parlare di lavoro per altri 45 minuti, con me seduta davanti sulla scrivania a fissarlo seduto sul puff, in basso mentre era intento a farmi i grattini sulle gambe. Lui mi faceva segno di non parlare. Zitta a me? Ho avuto sin troppa pazienza. Stavo meditando di mandarlo a quel paese! Appena chiuse la telefonata presi la sua pochette di Hermès e mi ci lucidai le scarpe. Che tenevo appoggiate sulle sue ginocchia. “Ma così mi si sgualciscono i pantaloni, gioia cara”, protestò! ” Vedi quella porta? Ora gradirei che ti alzassi e te ne andassi senza mai più far ritorno, perché oggi mi hai davvero fatto traboccare il vaso della pazienza. Sono esausta di questi continui spostamenti di orario e delle attese. Sei maleducato! Non sai comportarti con le donne, io non sono come le altre che sei abituato a frequentare e che mandano giù qualsiasi cosa, in senso letterale!” Sì alzò dispiaciuto: “Quindi buttiamo così 6 anni di conoscenza?” In quel momento vidi qualcosa nei suoi occhi e mi sono fatta prendere dalla compassione, era un uomo solo… la solitudine mi fece così tanta pena che decisi di assumere questa nuova mission: cambiarlo! La sindrome da crocerossina si è impossessata di me e sapevo che inevitabilmente sarebbe finita male, perché lui oltre a essere uomo riuscito è un togaman.
Lo feci restare, ma credo che in quel momento lui si montò un pochino la testa. Avrà pensato che ci fossero speranze di portarmi a letto (l’unico suo interesse nei miei confronti). Per poi, una volta piantata la bandierina, tenermi nel suo harem di amicizie occasionali da chiamare all’occorrenza. Il nostro gioco ebbe una evoluzione hard, direi! Lui cominciò a fare una sorta di breadcruming diventando sempre più gentile e particolarmente attento alle mie esigenze. Salvo farsi sfuggire, ogni tanto, la sua vera indole. Voleva corrompermi! “Andiamo, tutte sono corrompibili! Dimmi solo cosa desideri e trattiamo…” Quando faceva così io lo penalizzavo! “Sparisci dalla mia vista miserabile!”, gli rispondevo immancabilmente senza farmi poi trovare per lunghi periodi. L’abbandono non fallisce mai! Come osa paragonarmi ad altre, io sono unica!Solo quando aveva perso le speranze mi rifacevo viva. Sapevo che aveva questa necessità di “corrompere” le signorine per farsela dare e poi spalarci tonnellate di letame deridendole perché appunto corrompibili. E non parliamo di tutte quelle cose veramente perverse che aveva fatto fare alle sue amanti, scaricandole poi come fazzoletti usati. Forse il suo subconscio è al corrente che lui non vale più di un rapporto basato sul do ut des. Io invece volevo farlo capitolare, rendere il grande masterino pieno di sé mio schiavo! Sarebbe stato un punto di non ritorno. Certo, questa è superbia, ma non esiste nulla di più potente quanto sottomettere uno stronzo di quel calibro. Il suo tempo, le sue emozioni, le attenzioni, il suo rispetto, tutto doveva essere rivolto solo a me!
Amleto a volte non si rendeva proprio conto che gli stavo facendo fare delle cose come e quando volevo io. Per esempio, ero stanca dei ristoranti stellati in pieno centro, perché non faceva alcuno sforzo per portarmi fuori, chiedeva alla segretaria di prenotare, pagava con carta di credito, mi mandava un Uber o mi veniva a prendere (quando facevo particolari capricci, perché comunque preferiva rimanere in studio, invece di perdere un’ora o poco più in macchina per venirmi a prendere). Primo step: avevo preteso che venisse sempre a prendermi personalmente, perché farmi recapitare in stile Uber eats non è da gentleman. Secondo step: mi facevo consegnare il telefono durante la cena! Con una signorina così bella, elegante e della metà dei suoi anni sarebbe proprio da disgraziato beduino star a badare a chi lo chiama. Il suo tempo doveva essere solo mio nei momenti passati assieme. (In realtà speravo che si riposasse un pochino, era praticamente una macchina che pensava solo ai soldi!) Quindi escogitai anche un trucchetto per farlo uscire prima dallo studio. Gli chiesi di andare a prendere delle cose da Peck, così avremmo potuto fare un bel picnic con luci soffuse in studio da me. La cosa richiedeva (un enorme) sforzo per essere eseguita, perché doveva uscire prima dallo studio (cosa che non succedeva da quando i suoi figli avevano superato l’età da elementari), fare la fila per il cibo, sceglierlo e recarsi da me. Ovviamente per gratificarlo è successa una cosa inaspettata. Per la prima volta mi vide in intimo! Bustino, calze con riga, reggicalze, reggiseno, mutandine in pizzo nero! Tacchi altissimi con tacco di metallo. Tuttavia, dopo l’iniziale entusiasmo si depresse perché non gli permisi di fare nulla. Solo di guardare mentre mangiavo in questa mise super sexy! Ottenuto ciò, rincarai la dose. Ero diventata un investimento in senso temporale. E i precedenti, si sa, son pericolosi.
Cominciai a divertirmi mandandogli whatsapp in orari diversi, imprevedibili. A volte i whatsapp contenevano semplici comunicazioni; altre volte contenevano foto altamente erotiche di tipo fetish non troppo esplicito. Cominciò ad aver paura di aprire i miei messaggi dopo che gli capitò di aprire una foto hot in aereo vicino a una signora che poi lo guardò male per tutto il viaggio. Amleto è ossessionato da quello che potrebbe pensar la gente di lui. “Cielo, che figure che mi fai fare”, diceva sempre. Gli capitò di ricevere foto compromettenti anche in udienza, in riunioni e in conference call, in vari casi notate dai suoi colleghi. Insomma ricevere un mio whatsapp era diventata una scossa di emozioni, potevano contenere qualsiasi cosa. Difatti mi scrisse: A me viene davvero duro ogni volta che ricevo una notifica di un tuo messaggio! La mia risposta fu sintetica: Darling, si chiama apprendimento con rinforzo. Cominciai a messaggiarlo anche di notte. Solo per il gusto di farlo svegliare alle 2 di notte, con l’idea che fosse un cliente e invece… ahahahah. Mi divertivo un mondo a torturarlo piacevolmente! Erano tutte attenzioni che in fondo a lui piacevano moltissimo. Era un segno di pensiero nei suoi confronti, perché comunque in casa era poco considerato come tutte le persone assenti. Era solo un bancomat. Mentre i miei messaggi eran sintomo di attenzione e spezzavano la solitudine del suo animo. In fondo Amleto non rispetta nessuno, ha il tarlo che lo divora dentro. Questo dubbio lo consuma e gli fa pensare che le persone lo frequentino solo per ottenere qualcosa in cambio o perché semplicemente è utile. Io gli ho sempre detto che per essere cercati per quello che si è, e non per quel che si offre, bisogna esserci!
Un bel giorno, presi anche appuntamento nel suo studio (a sua insaputa) con la sua segretaria. Arrivai, apparentemente sobria come look: capelli legati in uno chignon, trucco anni Cinquanta, tubino e giacca scuri, una bella borsa ma… un paio di calze con riga e scarpe decisamente molto aggressive. Appena mi vide, sbiancò! “Ma Elvira, proprio così’ dovevi presentarti, ma … adesso mi faranno domande!” “Beh, caro, sei un equity partner, al massimo i tuoi soci si insospettiranno e qualche pettegolezzo circolerà, tanto la tua categoria è particolarmente avvezza al gossip”, scoppiai in una sonora risata. Dunque mi accomodai davanti alla scrivania e gli feci notare, en passant, accavallando le gambe velate, che ero senza biancheria intima. “Stronza! Così mi stai frustrando, e non ti avvicinare, che potrebbe entrare qualcuno”. Amleto si stava irritando. ” Ma come, non li hai addestrati a rispettare la privacy?”, gli dissi alzandomi e avvicinandomi a lui, carezzando la sua spalla e il petto mentre mi accomodavo davanti a lui sulla sua scrivania guardandolo negli occhi! Giocherellando con la sua cravatta mi misi a gambe aperte e con arroganza gli dissi: “È questa che vuoi conquistare?” L’espressione del volto di Amleto era impagabile. Era un misto di rabbia controllata e godimento. In fondo, essere preso per i fondelli in modo palese non gli dispiaceva. Gli squillò il telefono, mi chiese di scendere. Io gli feci capire che non ne avevo proprio intenzione e cominciai a toccarmi davanti a lui mentre lui parlava di lavoro! Ogni tanto stuzzicavo i suoi pantaloni rigonfi con la punta della scarpa. Finita la telefonata decisi che era il momento di andarmene. Nello scendere gli misi il piede sul pacco e strofinai la suola della scarpa sul suo cazzo già duro! Notai una macchia ben evidente. Si era bagnato come una zoccola! “Dunque ora vado perché mi posso permettere solo una consulenza”, gli dissi e gli gettai una busta sul tavolo. Lui la aprì e mi disse: “La prima consulenza per le giovani signore come te è pro bono.” Poi mi infilò il contenuto della busta tra la balza della calza e la coscia, dicendo: “È qui il loro posto vero?”. Gli diedi uno schiaffo immediato! Come osa?! Tra me e lui, la donnaccia è lui! “Sei un maschilista schifoso!”, alzai la voce e me ne andai… Neanche il tempo di entrare in ascensore che mi arrivò un messaggio di scuse: Sono davvero mortificato, non intendevo ciò che hai interpretato tu, davvero non so come farmi perdonare. Non era questo il messaggio che volevo far passare. Me lo potevo aspettare che certe indoli non cambiano mai! Passarono diverse settimane prima che mi decidessi a rivederlo. Ripartimmo di nuovo da zero, sembrava la tela di Penelope. Appena passava del tempo tra un nostro incontro e l’altro, regrediva al suo stato di uomo volgare. Era un terreno incolto da arare nuovamente. Era energeticamente molto dispendioso.
Tornati al punto di prima dello schiaffo, un pomeriggio mi arrivò un messaggio: Stasera ti porto in un posto speciale, vestiti adeguatamente. Era estate, sua moglie era già in vacanza e io mi chiedevo che posto avesse scelto, cercai di scoprirlo con messaggi vari, fiutavo un trappolone, lo conoscevo troppo bene! Lui però rimase impassibile e non mi diede alcun indizio. Così misi un vestito estivo lungo sino a terra, vistoso! I colori erano quelli della coda di un pavone, come al solito ho scelto una mise particolare. Venne a prendermi sotto casa e ci ritrovammo davanti a un night club nelle vicinanze di viale Certosa! Potevo aspettarmelo da quel disgraziato. Entrammo e mi ritrovai una quantità esagerata di donne super sode in lingerie super sexy e ovviamente mi guardarono tutti. Una donna non ballerina che entra in un night club e per di più vestita sino ai piedi? Tra l’altro il mio vestito lì dentro si illuminò tutto diventando fluorescente e trasparente! Amleto mi fece accomodare su un divanetto, si fece circondare da due ballerine e mi chiese: “Allora non ti senti un po’ fuori luogo?” Io gli risposi con assoluta calma: “Per nulla, anzi mi piace guardare… ho indole da voyeur in più io non ho alcun dubbio sulle mie qualità, sto bene con me stessa e di conseguenza mi ambiento in qualsiasi luogo. Sei tu quello pieno di incertezze che ti costringono a qualificarti immediatamente come avvocato tale dell’omonimo studio legale. Cosa che ritengo un po’ sciocca e pericolosa in certi ambienti. Inoltre non capisco perché tu debba frequentare dei club di scambio a Parigi nei tuoi viaggi di lavoro, quando potresti benissimo farlo in Italia, dopotutto non sei una superstar riconoscibile. Ti rammento che la foto nel sito del tuo studio è vecchia almeno 15 anni. Scommetto anche che frequenti quei postacci nell’illusione che in tal caso le signore siano mosse dal desiderio nei tuoi confronti invece che dall’interesse. Se così fosse ti devo smentire, conta la situazione, tu potresti essere benissimo un altro uomo anche senza volto. Secondariamente avevi un’amante che ti desiderava molto, che non ti aveva mai chiesto null’altro della tua presenza, ma tu proprio per questo la ritenevi stupida, l’hai usata e poi ritenendola pure prevedibile l’hai abbandonata. Ci sono certe incoerenze nei tuoi comportamenti, sai! A volte credo che tu ci goda a frequentare donne a gettone…” La serata proseguì normalmente fino alla fine, poi lui partì per la vacanza, ovviamente interrotta varie volte a causa di numerose necessità da parte dei suoi clienti. Credo abbia passato più tempo in aereo e in ufficio che in relax, come da sempre del resto.
Un giorno di settembre dopo tempo che non ci vedevamo mi arrivò un messaggio: “Domani ci dobbiamo vedere e voglio leccartela, perché poi lunedì ho una riunione con i francesi e sono frustrato!”. Così a secco, crede di avermi nel freezer pronta all’uso, pensai e non risposi. Ma che razza di messaggio è? Devo? Ma quando mai…? Attesi sino a lunedì con un piano quasi diabolico. Alle 15 gli avevo mandato un messaggino, dicendo: Oggi avrei voglia di vederti! Lui rispose subito: Mi dispiace siamo qui con i francesi in riunione e termineremo probabilmente dopo cena. Te l’avevo anche detto settimana scorsa. Gli risposi: “Peccato, oggi ti avrei fatto leccare ciò che desideri da tempo… Arrivò una risposta immediata: Alle 16.30 sono da te, non vedo l’ora di assaggiare finalmente il tuo dolce nettare, dopo 6 anni! Che bello!!! Arrivò puntualissimo e tutto esaltato, gli chiesi di entrare e accomodarsi sulla sedia, mi avvicinai da dietro e lo bendai. Mi disse: “Non è che hai pianificato un delitto?” “Ma cosa dici, voglio rendere tutto più intenso!”, gli sussurrai. Lo portai davanti allo specchio, lo feci sedere. Mi misi sul trono dietro di lui e gli tolsi la benda. “Ecco ora puoi leccare il riflesso delle mie parti intime nello specchio!” “Cosa? Ma io pensavo che…” ” Zitto! Avvocato, le ho forse detto esplicitamente che mi avrebbe assaggiata? Le concedo di leccare la parte che tanto ambisce, che sia riflessa nello specchio è solo un minimo dettaglio, ma già così è un privilegio. Non ho precisato altro, sono state le sue aspettative a creare un film un tantino assurdo se ci pensa bene! “Ahaha, in un secondo gli avevo abbattuto tutte le sue speranze! Avevo creato delle montagne russe di emozioni. Ma la cosa sorprendente… ha leccato lo specchio e poi si è gettato ai miei piedini. Fu un grande passo verso la mia meta!
Tuttavia, certi vizi non riuscivo proprio farglieli passare. Quel telefono era sempre presente e se squillava i suoi occhi esprimevano allarme. Una volta, per divertirmi, sollevai il telefono che squillava, gli lessi il nome sullo schermo e lo guardai negli occhi sorridendo. Lui era terrorizzato. Risposi e dissi: “Mi dispiace, l’avvocato ha dimenticato il telefono in studio, sarà di nuovo raggiungibile domani mattina, devo lasciare un messaggio?” “Ma cos’hai fatto ? E’ uno dei miei migliori clienti! Lo devo richiamare subito!” “Te lo sconsiglio, potrebbe capire che stavi facendo ben altro! Porco schifoso!”, consigliai al poveretto in una crisi di panico con gran soddisfazione da parte mia. Un’altra volta, dopo avergli concesso di rispondere, mi ripresentai a fine telefonata con un collare e guinzaglio, dicendo: ” Toh, questi ti torneranno utili, così la prossima volta che il cliente fischia ti presenti a lui in modo adeguato. Magari scodinzolando a dovere.” Diciamo che la resistenza al telefono dipendeva anche dal periodo lavorativo. Però, sembrava più un dipendente da call center che altro…
Superbia, cupidigia e invidia: direi che sono innate in quel tipo di persone. Ogni tanto, per gioco, quando lo coglievo in discorsi che sottolineavano questi temi lo sculacciavo per bene. Ma mi sa che queste brutte sfaccettature del carattere sono marcate a fuoco nelle sue ossa.
Una volta, lo beccai in centro con una delle sue amanti, mentre mi aveva spergiurato di essere all’estero. Non era mica la prima volta che mi mentiva. In qualche caso lo faceva per accreditarsi dei meriti, altre volte per giocare a risvegliare il senso di pena in me. Gli mandai un messaggino dalla stessa sala del ristorante: Cave, cave, Domina videt! Aveva capito subito e si guardò in giro. Dopo quel messaggino mi ritirai. Si sentì abbandonato e cercò di rimediare in tutti i modi. Frustrato, cominciò anche con minacce di denunce varie nei miei confronti, ma non c’erano alcune fondamenta valide e l’unico risultato era quello di allontanarmi ancora di più, ricordandogli che la calunnia come risposta sarebbe stata peggiore come accusa.
Ricominciammo nella danza del potere e possesso per altri nove mesi, fino al giorno in cui mi invitò a casa sua per l’ennesima volta. E io, presa per sfinimento e profonda pena nei suoi confronti, accettai! La moglie sarebbe rientrata da un viaggio all’estero solo la sera; era una domenica pomeriggio. Nel momento in cui varcai la soglia lo vidi! Ben diverso dalla solita mise da lavoro tutto stra-tirato… credo che presentarsi bene sia un segno di rispetto nei confronti dell’altro. Peccato, perché i miei feticci sono l’abito, la pochette, i gemelli da polso e le scarpe stringate. Stranamente la prima camera che mi volle far vedere fu la camera da letto. Quindi la storia del: “mi sento molto solo, sono stressato e vorrei passare un po’ di tempo con te nell’ambiente che mi rappresenta”, era una balla colossale. Furbo il volpone! Così avevo deciso come reagire… ” Dai Amleto, facciamolo nel tuo studio, sulla tua scrivania, ho voglia di qualcosa di piccante. La prima volta deve essere memorabile e poi mi penserai ogni volta che ti metterai al lavoro, sarà stimolante. Hai del nastro adesivo?” Ho fatto la civetta sino a quando non avevo terminato di legarlo alla sedia, braccia e gambe. Gli alzai la maglietta e con il mio rossetto gli scrissi sul petto SONO UN LURIDO PORCO! Prima di sparire, decisi di complicargli la vita. Andai nella sua camera da letto e lasciai un orecchino nel suo letto, sotto le lenzuola. Mo’, voglio proprio vedere come se la cava con la moglie, pensai! Conoscendolo, dirà che è caduto alla colf mentre rifaceva il letto e la moglie alla quale conviene chiudere un occhio, lo farà. Poi aprii il suo armadio e gli tagliai una cravatta. Ho fatto un grande gesto per l’umanità, era oscena! Andiamo non si può usare una cravatta con i disegnini (animaletti vari) con un gessato! Me ne andai lasciandolo così al suo destino!
Abbandonai la mission. Da certi soggetti non si può aspettare rispetto. Quelli si comportano bene solo con chi detiene il potere e il denaro. Mi sentii profondamente delusa e ferita, ma era colpa mia. Non ci si può aspettare altro comportamento dalle puttane nell’animo. La delusione derivatane è il meccanismo più naturale quale punizione per la troppa compassione. Bisognerebbe avere rispetto delle persone che decidono di donare agli altri il proprio tempo, perché è l’unica risorsa che non potrà mai tornare indietro, ma questo in pochi lo comprendono. Inoltre non si può dominare chi ha già un Padrone ed è schiavo nel profondo e Amleto era schiavo del denaro, dei suoi tarli e della superbia.
Mi cercò varie volte nei mesi a seguire. Io risposi solo al primo messaggio dopo quel pomeriggio nel quale mi chiedeva del perché lo stessi abbandonando. Il messaggio diceva:
Ad impossibilia nemo tenetur.