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Il contratto di schiavitù

Scritto da schiavo amos

Mi sono sempre domandato se un atto come un contratto tra una Padrona e il suo schiavo potesse avere un senso. In realtà non ho mai creduto che il contratto di schiavitù potesse aggiungere molto a quello che è un rapporto fatto di equilibrio tra complicità e compensazione tra due persone consapevoli e consezienti. In fondo ho sempre vissuto questo lato della sessualità come un gioco e il contratto come un qualcosa che poteva fare parte di una messa in scena e che quindi si esaurisse al termine di una seduta e che al massimo potesse avere strascichi molto blandi.

E forse è proprio qui che si può trovare la risposta, nel confine che separa il gioco dalla realtà. Sempre che esista questo confine.

Ultimamente alcuni eventi mi hanno fatto considerare e desiderare di avere un evoluzione. Non entrerò nel merito di questa mia nuova motivazione, anche perché valicherei ambiti molto privati che è bene rimangano tali, ma in questa nuova visione il contratto di schiavitù ha assunto un nuovo significato. Molto più profondo.

Non sto parlando di valore legale ovviamente, anche se incuriosito dall’argomento ho letto tutto quello che potevo e mi è capitato di imbattermi in chi ipotizzava implicazioni simili. Ma nella sostanza non cambia; se fatto con le giuste motivazioni si tratta di un atto ufficiale sancito tra due persone consapevoli. Suggella un momento di passaggio e simboleggia un accordo. Oltre a metttere in chiaro ruoli e regole.

Certo, un domani non vi sarà un giudice che potrebbe districare un possibile diverbio, ma ho sempre pensato che fra gentiluomini questo sia sostanzialmente inutile. E’ un patto concordato preventivamente e il suo valore sta proprio nel suo rispetto senza compromessi. Non rispettarlo significa non averne compreso il valore e inficia il rapporto stesso con la propria Padrona.

Anzi, credo proprio che serva a riempire di ulteriore significato per parole Padrona e schiavo, passare da una dimensione ludica senza troppe responsabilità ad una più matura, mentale e decisamente più difficile.

Quando ho deciso di proporlo avevo ben chiaro questo aspetto, sapevo che avrei dovuto rinunciare a una parte della mia libertà e che questo mi potrebbe portare a dover affrontare prove anche molto difficili. E per me che sono di natura ribelle questo è ancora più arduo. Ma credo che, conoscendo bene la mia Padrona, questo sia per lei motivo di ulteriore gran soddisfazione ma anche una grande responsabilità. Mi sono arreso, ho ceduto a lei totalmente il controllo e ora sono una sua proprietà ma questo dimostra anche la fiducia incrollabile che ho in lei. E questo è un grande atto di amore che, sono sicuro, lei comprende perfettamente. Di tutte le donne che ho conosciuto nella mia vita non ce nè un’altra con la quale avrei fatto altrettanto.

Tra le varie cose ho rinunciato alla mia libertà sessuale che d’ora in poi è sotto il controllo della mia Padrona. Non proprio una cosetta per chi è sposato ed ancora nel pieno del proprio vigore sessuale e deve rendere conto non solo a se stesso.

Ma non solo, dovrò anche annotare e descrivere in un diario tutte le esperienze sessuali concesse, i fallimenti e i pensieri che poi verranno valutati e giudicati. E questo significa essere completamente esposti, vulnerabili, senza segreti e barriere.

Tempo fa avrei giudicato tutto ciò semplicemente folle ma ora mi rendo conto che è l’unico modo di varcare quel confine ed esplorare quel territorio di nessuno tra gioco e realtà.

E poi è forse un modo di compensare ciò che per diversi motivi, per ora, non può più essere.