Dominazione

Il cavalier servente, una categoria in via d’estinzione.

Un cavalier servente, o cicisbeo, era una figura che spettava di diritto alle dame di alta società nel passato, prima della rivoluzione francese. Era una sorta di amante e servo il cui compito era dare alla dama tutto ciò di cui aveva bisogno, ovvero attenzioni, comprensione, ascolto, cura dell’estetica e del corpo. Spesso il diritto di avere un cavalier servente era presente e specificato nei contratti pre-matrimoniali. Direi che ai mariti alleggeriva alcune spiacevoli doveri nei confronti delle consorti.

Purtroppo viviamo in un’altra epoca, non ci sono più molti presupposti per questo tipo di comportamento. Oramai i figli vengono educati in maniera differente, i genitori tendono a marcare l’individualismo e le ambizioni invece di concentrarsi anche sull’altruismo e il rispetto. Le mamme diventano serve dei figli invece di farsi rispettare e così lo sviluppo di un cavalier servente viene ostacolato. Viviamo in tempi frenetici e si ha poco tempo anche per sé stessi. Le donne, il più delle volte, non sanno farsi rispettare e quasi tutti gli uomini sono poco responsabili e ancor meno propensi a sbrigare alcune faccende.

Un cavalier servente è una figura importante per una donna. Forse la sua importanza la si comprende quando viene a mancare, perché la sua è una presenza più che mai discreta. Un cavalier servente effettua numerosi servizi per la sua dama, senza mai richiedere nulla in cambio né pretendere attenzioni. Esegue e rimane in penombra.
Lo schiavo, specie se è masochista, pretende attenzioni, spesso aspetta ordini da eseguire, si ribella, oppure talvolta esegue malamente i compiti per il gusto essere punito. Il feticista invece normalmente si aspetta un contentino. Altre tipologie di sottomessi magari vogliono essere umiliati durante, ecc.
Invece il cavalier servente non è nulla di questo. Non richiede nessun tipo di energie o attenzioni. Si occupa di sua volontà di alleggerire le faccende alla propria dama, si occupa della sua estetica o di qualsiasi altro compito che possa renderle la vita più facile e lo fa da sé, senza richieste, ordini, minacce di punizioni, senza premi e contentini. Un vero gioiellino. Forse è spinto dal desiderio di proteggere la persona idealizzata o semplicemente ha bisogno di sfogare un bisogno di servire per alleggerire la testa. Spesso i cavalier serventi sono persone molto colte e dotate di grande intelletto. I classici nerd.
Ho conosciuto due donne di una certa età che, nonostante fossero caratterialmente molto forti ed indipendenti, mi hanno confessato che quando gli è venuto a mancare il loro cavalier servente hanno avuto un crollo personale. La perdita è stata più sentita di quella del marito. Eppure avevano avuto mariti splendidi ed amorevoli.

Io stessa ne so molto… ho avuto due cavalier serventi con cui ho avuto un legame forte e quasi quotidiano. Poi ce ne sono stati altri che definirei parentesi. Questi due invece erano molto diversi ed erano anche tanto differenti l’uno dall’altro. Uno era più concentrato sul mio sviluppo culturale e sui miei confort, l’altro era una sorta di bodyguard e scudo contro le persone ostili. Avevo una certa abilità nel farmi odiare a quei tempi. Per rispetto verso uno di loro che purtroppo non c’è più, andandosene prematuramente a 21 anni, vi racconterò solo del secondo.

Eccovi la storia di J. J. ha la mia stessa età e ci siamo conosciuti all’asilo. Già allora faceva tutto il possibile per starmi attorno ma, purtroppo, avevo già altri due amichetti (Luca, il mio primo feticista di cui ho già scritto, e Thomas, un cavalier servente con cui avevo  meno contatti). Loro due mi stavano attorno tutto il tempo e cercavano pure di allontanare J., come altri, da me. Avevano pure metodi aggressivi. Tra di loro qualche volta hanno avuto un confronto ma erano vicini di casa e per forza di causa si riappacificavano.

Tutto ebbe inizio alle elementari, i primi giorni J. mi ha subito idealizzata. Non so quale fu il motivo scatenante. Forse l’estetica? Avevo lunghi capelli scuri con i boccoli e mia mamma mi vestiva stile bambola con tailleurs o vestitini ed ovviamente il tacchettino sulle scarpine in vernice. Tuttavia sono più portata a pensare fosse il mio carattere sfidante. Siccome ero ansiosa già all’asilo, e pensavo che sarei rimasta indietro con gli studi, avevo cominciato a leggere e scrivere e fare i primi conti intorno ai 5 anni. Volevo essere anche indipendente. Quando andavo a fare la spesa da sola la cassiera mi fregava ed allora ho imparato a contare. Facevo spesso domande alle insegnanti e tendevo a mettere in dubbio le loro verità. Difatti ho subito molte punizioni per questo. Ero saccente, antipatica e dispettosa. Prepotente talvolta. Troppe domande e troppi dubbi esasperavano le insegnanti, difatti decisero di tenermi 5 mesi a casa perché recavo disturbo ad altri bimbi.

J. mi toglieva le scarpine, me le lucidava, mi toglieva la giacchina oppure il capottino e lo appendeva per bene. Trascriveva i miei compiti vista la mia brutta grafia. Inoltre tendevo a tenere i bordi dei quaderni tutti spiegazzati. Cosa che lui non poteva tollerare. Mi rimetteva via lui i libri ed i quaderni nello zaino e lo portava lui in spalla. Mi faceva la punta alle matite. Mi portava la frutta. Mi pettinava i capelli.

Anche J. aveva ed ha un caratterino niente male. E’ un tipino piuttosto chiuso, ha un senso d’humour particolare, appare freddo ed egocentrico, è molto determinato e preciso. Già da piccolo si notavano tutte queste caratteristiche. Era ossessionato dal ottenere un buono status sociale, voleva dare sempre il meglio in tutto. E gli riusciva. Mentre io sono leggermente pigra e faccio l’indispensabile, lui era sempre in movimento fisico e mentale. Dove trovava il tempo e le energie anche per me non si sà. Penso sia anche questione di date di nascita. Lui è nato il giorno di Natale, io invece il Giovedì Santo. Era ed è ancora estremamente fortunato in tutto ciò che fa, tranne le relazioni personali. Pare io fossi l’unica ad aver penetrato la corazza.

Alle medie ha aggiunto altre piccolezze alla lista delle cose che faceva per me. Mi regalava libri (letteratura impegnata), mi portava al cinema (tutti film estremamente pesanti) ed anche al teatro. Ha convinto mia mamma che dovevo suonare uno strumento. E quindi mentre lui suonava il flauto traverso per passare al sassofono successivamente io avrei dovuto fare il pianoforte. Non ero portata, così sono entrata in modalità ostile e mi hanno trasferita a lezioni di disegno. Frequentavamo lezioni di tedesco ed inglese (americano) dopo scuola. Lui faceva tennis ed io volteggio a cavallo. Il corso dei vigili del fuoco sempre assieme. Lui poi faceva anche scacchi ma io ho preferito il francese, che delusione per lui.

Mi preparava gli spuntini e le merende per scuola, perché non potevo mica mangiare le barrette di cioccolato. Difatti preparava panini strapieni di roba, ogni giorno diversi. Diceva di alzarsi mezz’ora prima per prepararli.
Alle superiori ci siamo separati. Per me il classico per lui il commerciale. Era dispiaciuto. Lui ha cominciato ad uscire con le ragazze e io ho continuato ad allontanare tutti. Mi divertiva troppo far fuggire i miei pretendenti. Ma quando ci si incontrava io venivo servita e riverita e la fidanzatina di turno mollata là, come se fosse di troppo. Difatti succedeva spesso che lui dovesse tornare a casa per prendere un maglioncino perché avevo freddo ma non ne prendeva mai uno in più per la fidanzatina. La poveretta di turno inoltre doveva andarsi a prendere la bibita da sola, se eravamo fuori assieme. Eppure per me andava anche alle 10 di sera alla stazione di benzina a 10 km di distanza per recuperarmi le patatine se ne avevo voglia. Quando ha ottenuto la patente mi faceva da autista. Continuava a trascrivermi gli appunti. Mi portava alle varie mostre di cani o di cultura. Mi ha portata a vedere varie volte il gran premio del motomondiale. Addirittura voleva che andassimo assieme a fare un soggiorno negli States ma purtroppo mia madre mi mise i bastoni tra le ruote.

Io lo capivo. Non lo ostacolavo nella sua sete di potere e conoscenza e di tanto esagerato narcisismo. Credo che fosse per questo che con me si comportava in una maniera differente. Si dedicava molto anche al mio aspetto fisico, mi portava ritagli di riviste per le varie pettinature. Mi trovava gli abiti ed abbinava i colori (adorava il blu scuro ed il beige solo per me). Lui è sempre stato il ragazzo dei vestiti blu marine, talvolta verde scuro. Sono l’unica donna che ha portato a pesca e poi mi ha pure cucinato il pesce pescato. Ha preso anche la licenza di caccia perché ha scoperto che mi piaceva la carne di cervo e cinghiale. Ed andava in una riserva a pagamento molto distante a cacciare solo per assecondarmi.

Mi ha dipinto cameretta di blu chiaro dicendo che così avrei avuto modo di rilassarmi meglio. Mi ha costruito (non assemblato) alcuni mobiletti in legno con le sue mani. Ha convinto suo padre a lasciarci entrare nel bar di sua mamma negli orari di chiusura così poteva farmi da bartender esclusivo. Ha pure ordinato un biliardo perché a me non dispiaceva vedere un ragazzo alto, magro giocarci. Trovo abbiano un qualcosa di elegante, tranquillizzante e sexy i giocatori di biliardo. Mi faceva massaggi e mi pettinava spesso i capelli anche già da grandini. Talvolta mi truccava e mi metteva lo smaltino. Eppure non era effeminato.

Mi lucidava tutte le scarpe. Stirava i miei vestiti e lo faceva benissimo! E quando mia madre decise di iscrivermi ad un corso di ballo da sala per rendermi più sciolta, visto che sono rigidissima e diffidente nei rapporti sociali, ho avuto bisogno di lui. Non riuscivo a farmi guidare da nessuno dei ballerini disponibili. Ne ho cambiati 20, eppure tendevo a tenere io le redini e di conseguenza a guidare. Tant’è che l’istruttore aveva deciso che mi avrebbe cacciata. Invece non è stato così, è arrivato J. in mio soccorso. L’unico ragazzo con cui sono mai riuscita a ballare facendomi guidare. Direi che è un notevole segno di fiducia reciproca.

Non mi ha mai abbandonata, nemmeno all’università. Mi spiace di essere stata la causa di sue varie rotture. Aveva avuto una fidanzata storica, con cui era stato 6 anni. Lei aveva qualche anno più di noi, credo cinque o sei. Una volta per caso l’ho incontrata e lei con grande sollievo mi disse, ci siamo lasciati, perché io non ne potevo più dei suoi paragoni con te. Quando c’eri tu vicina sembrava che il mondo non esistesse.

Eppure lui non ha mai preteso nulla da me, né affetto, né attenzioni, tanto meno altro in cambio. Io invece ho avuto molto, una figura stabile, pronta ad assecondarmi e viziarmi. Che si prendeva cura di me. Che non si faceva grandi scrupoli a dirmi che un colore non mi stava bene o che non mi donava l’atteggiamento così dominante. Ecco, da quando non c’è lui mi è venuto a mancare il portamento da principessina nobile e fragile in difficoltà. Sono tornata ad essere il generale in gonnella, anche se con sensualità ovviamente.
Il giorno che gli dissi me ne vado, non posso più stare in questa piccola realtà, vado verso mete più ampie, lui non ha detto nulla. Io però ho notato un crollo. Lui sapeva che non sarei tornata, che ci saremmo separati. E, come con mio nonno, non c’è stato nemmeno un abbraccio… ma uno sguardo intenso e pieno di emozioni. Io e lui non avevamo bisogno di alcuna fisicità per capirci.

Quest’anno, dopo ben sei anni che non vedevo mia madre e non tornavo al mio paese scopro che il nuovo sindaco è lui. Mi precipito nell’ufficio, ignoro la segretaria e spalanco la porta. Non ci credeva! Nessuno sapeva del mio ritorno, manco mia madre. Sorpresa! Una blitzkrieg a me tanto usuale. Il suo primo istinto? Dai vieni e siediti al mio posto, sarai stanca. Oh cara, hai la scarpina non lucida, dammi che te la sistemo…

Per una donna avere un cavalier servente è un supporto e riferimento estremamente raro e prezioso. Ci si sente apprezzate, curate, accudite, coccolate, stimate, ascoltate, comprese, viziate ed adorate. Il cavalier servente è il più grande e sincero fan della sua dama.