Questa volta l’hai combinata grossa caro monello, odio la sfrontatezza e tu ti senti anche furbo, ma ora vediamo per quanto tempo manterrai questo atteggiamento. Ti chiedo se conosci il significato della parola belting, sarà quella la tua punizione correttiva. Si tratta di punizioni con la cintura che rientrano tra le mie preferite nell’ambito dello spanking. Mi sfilo la cintura amata e la più adatta per questo scopo, una cintura in cuoio molto spesso che proviene dal Venezuela.
Inizio a spiegarti perché amo le cinture come strumento di punizione… le trovo emozionalmente coinvolgenti, il dolore è più intenso e penetra in fondo. Bastano pochi colpi per percepire la voglia della povera vittima di cadere in ginocchio e supplicarmi di smettere. La sottomissione e l’appartenenza a me è inevitabile e soprattutto vissuta in profondità. Spesso anche dopo pochi secondi dalla cinghiata vedo il brivido scorrere lungo il corpo del malcapitato. E la cosa mi appaga. E’ una punizione severa, una delle più temute, ma anche una di quelle che rimangono più impresse nella mente. Quella che il monello si porta via e che gli permette di sentire la mia presenza per molto tempo dopo che ci siamo accomiatati.
Le cinghiate vengono spesso scelte come punizione dalle persone che più ci vogliono bene, dai nonni, dal papà, (le mamme solitamente usano qualche altro strumento, anche se ci sono eccezioni) quelle persone che vogliono farci crescere e farci capire gli errori commessi. Spesso soffrono molto nel dover infliggere tanto dolore ma questa è spesso l’unica via per correggere i cattivi comportamenti. Usare la cintura come strumento punitivo ha anche un risvolto molto intimo. E, per quanto paradossale, ha molto che fare con il senso di protezione.
Talvolta, su chi l’ha già provata, basta minacciare di usarla per far decadere qualsiasi pensiero di ribellione o trasgressione alle regole. E’ un ottimo strumento intimidatorio, addirittura più efficace del battipanni. E’ pratica, basta sfilarla ed è pronta all’uso. I colpi sono precisi, forse poco soddisfacenti dal punto di vista uditivo, il suono è meno intenso del rumore di altri strumenti ma allo stesso tempo inconfondibile e nel giro di pochi secondi si inizia a sentire un forte bruciore, dolore che si diffonde e che permane…
Non ti vedo convinto, quindi ti ordino di metterti in ginocchio col busto eretto, mi avvicino, ti abbraccio tenendoti per mano ed inizio. Uno, due, tre colpi vanno sommandosi in una sensazione duratura, di modo tu possa riflettere e meditare su quello che desideri cambiare nel tuo comportamento. Le posizioni possono essere varie, dipende da cosa voglio farti provare. Se intendo punirti in modo esemplare deve esserci poco contatto tra di noi, quindi ti posiziono in un angolo faccia al muro con le mani dietro la nuca, disteso a terra a faccia in giù, in croce, legato al cavalletto o palo, oppure disteso a terra con le gambe sollevate. Se invece ritengo opportuno un contatto fisico scelgo la classica posizione over knee oppure quella descritta prima.
Mi appaga vederti in questo stato, sofferente e docile. Non hai più voglia di scherzare, anche i più duri con questo strumento cedono, gli si piegano le ginocchia e hanno quello sguardo pieno di sofferenza misto odio. Questa sensazione non scompare dopo che la fine del nostro incontro, dura, permane ore intere. La mia presenza ti accompagnerà per molto tempo. Mi sentirai vicina e saprai che io sono il tuo supporto. Quello che ci siamo detti durante la punizione ora acquisisce più valore, la mente è lucida, non c’è più l’eccitazione del gioco. Puoi riflettere su cos’hai imparato, con la mia presenza che vive attraverso il dolore che senti.