CFNM, Small Talks

Divagazioni sul CFNM in un rapporto DS

Scritto da: schiavo amos
Pubblicato da: Elvira Nazzari

Il CFNM (Clothed Female Naked Male) è un acronimo che identifica tutte quelle situazioni in cui un uomo è nudo in presenza di una o più donne vestite. Esiste anche una versione meno conosciuta al femminile, il CMNF.

Se gli acronimi che identificano queste pratiche appartengono al mondo contemporaneo non lo è certo la raffigurazione che ha diversi esempi nell’arte ed è stata una tematica artistica ricorrente, specie nelle pitture orientaliste del diciannovesimo secolo, quantomeno nella versione femminile.

L’esempio archetipico di questo genere di scene è raffigurato da Jean-Leon Gerome nel dipinto The Slave Market, dove una schiava femmina nuda è esaminata da un potenziale acquirente.

Nell’iconografia contemporanea presente sulla Rete la connotazione non è legata esclusivamente al mondo del BDSM ma ha anche risvolti esibizionisti più classici che però non rientra tra i miei interessi. Tuttavia è perlopiù associata all’ambito dell’imbarazzo e della nudità forzata (ENF Embarrassed Nude Female o anche ENM Embarrassed Nude Male) e, anche la pratica dell’esibizionismo, che ha connotazioni anche al di fuori dell’universo BDSM, nel caso che prendo in esame è visto come il piacere di esibire ad altri una persona, come ad esempio il proprio sottomesso e quindi fa parte di queste dinamiche.

Nel mio ragionamento analizzerò esclusivamente gli aspetti legati al mondo della dominazione/sottomissione e in particolare quelli presenti nel rapporto con la mia Padrona e che ho potuto vivere e quindi comprendere.

Credo che questo aspetto sia stato presente fin dalle prime avvisaglie della mia natura sottomessa, anche se ai tempi non penso nemmeno che esistesse la categorizzazione di questa sfaccettatura della sottomissione, e nonostante nel mio percorso di sottomesso abbia provato e sperimentato diverse pratiche e situazioni, questa è rimasta sempre una costante.

Quali sono quindi gli aspetti che entrano in gioco? Perché privarsi dei propri indumenti di fronte a qualcuno vestito può essere un atto così fortemente imbarazzante?

Il vestirsi è nato dalla necessità di proteggersi dagli elementi atmosferici, il freddo, la pioggia, il sole.

Nel corso dell’evoluzione il vestire ha poi acquisito una grande importanza sociale, aiuta a definire la nostra personalità e ad integrarci in un gruppo di persone. Inoltre, il vestito è un fattore determinante nella costruzione dell’identità personale.

Il vestito è quindi di fatto un qualcosa che ci identifica e ci protegge, obbligare qualcuno alla nudità significa privarlo della propria identificazione, del senso di protezione e, in un contesto sociale, portarlo al gradino più basso. In parole povere è una potentissima forma di umiliazione.

La vittima, privata da questa armatura atavica, si sente fortemente a disagio ed estremamente vulnerabile.

Le parti più intime sono esposte a sguardi e commenti e sono anche immediatamente accessibili al dominante, il che da al sottomesso una forte sensazione di essere un oggetto ad uso e consumo del padrone.

Nello schiavo di sesso maschile sensibile a questo tipo di umiliazione, c’è poi un aspetto che aumenta in misura esponenziale il suo senso di degradazione, cioè il fatto che la sua eccitazione, a differenza della donna, è palesemente manifesta e questo lo rende ancora più vulnerabile all’essere ridicolizzato.

Nel rapporto con la mia Padrona abbiamo adottato questa pratica come una costante e di regola è stato stabilito io devo essere sempre nudo in ogni situazione.

Questo perché rimarca costantemente il mio stato di sottomissione nei suoi confronti e, in un rapporto che regola le sue dinamiche sull’espressione delle nostre differenti nature che è di fatto quotidiano, è importante non cadere nelle trappole dell’abitudine. Così come in ogni genere di rapporto dopotutto.

Il fatto che io in sua presenza sia sempre completamente nudo mi mette in modo automatico e mi ricorda costantemente il mio status di schiavo nei suoi confronti, non c’è scampo.

Però c’è un aspetto molto importante che ho compreso vivendo questa esperienza.

L’effetto del CFNM è molto più potente quando questa condizione viene rimarcata e fatta pesare dal dominante.

Trascurando questo aspetto la sensazione di imbarazzo tende ad affievolirsi perché c’è molta differenza tra l’essere nudo e l’essere fatto sentire nudo.

Infatti ho notato che anche dopo anni di rapporto, quando la Padrona adotta alcuni accorgimenti l’effetto di imbarazzo e umiliazione è potente come le prime volte.

Quando indossa indumenti che la coprono molto, per esempio, per me è molto più umiliante. Probabilmente perché enfatizza il divario tra me e lei. Pantaloni e stivali per me sono come la kriptonite per Superman.

E poi quando si sofferma con lo sguardo, quando mi ispeziona, quando fa commenti espliciti sulle mie parti intime, quando mi obbliga a stare fermo in posizioni che mi espongono, quando mi fa foto e video dicendomi che li mostrerà in giro.

Oppure anche quando, anche se non è mai successo, mi minaccia di mostrarmi nudo ad altre persone.

Insomma, quando calca la mano e mi fa pesare la situazione per me è molto più difficile reggere il senso si umiliazione.

 

Applicazioni e varianti

Detto delle sensazioni che la pratica del CFNM provoca sul sottomesso ci sono poi le svariate possibili applicazioni che possono amplificarne le sensazioni. Mi viene per esempio in mente quando la Padrona mi ha obbligato ad imparare le Slave Position, oppure la volta che mi ha imposto un training fisico facendomi svolgere esercizi sotto la sua supervisione.

Oppure quando devo svolgere i lavori domestici (argomento che approfondirò con un articolo dedicato), dove oltre all’imbarazzo di essere nudo c’è l’umiliazione che si aggiunge di dover praticare un lavoro degradante e dove, per calcare la mano, mi viene imposto un plug, una ball gag e un campanello legato ai genitali.

Un’altra variante di umiliazione estrema potrebbe essere costringere il sottomesso a mettere in scena spettacoli di genere sessuale. Obbligarlo a penetrarsi con toys, fare pompini a falli di gomma e indurlo a gemere come una cagna e, perché no, magari di fronte a un pubblico. Tempo fa ricordo la Padrona mi aveva detto che mi voleva esibire in una video chat dal vivo.

Non mi è ancora capitato di subire un’umiliazione pubblica e mi tremano le gambe al solo pensiero. Tuttavia non posso escludere che succederà in futuro e, visto il percorso che ho deciso di percorrere, non credo che potrò tornare indietro.