scritto da: Ambrogio
pubblicato da: Elvira Nazzarri
Era nella grande meeting-room già da più di mezz’ora… da quando un’austera segretaria l’aveva introdotto lì dicendogli con tono distaccato «Attenda qui, vado ad avvertire la Signora…». Era rimasto colpito dall’uso di quella parola, “Signora”, così estranea all’odierno gergo aziendale fatto ormai di vocaboli inglesi “CEO”, “CFO”, “HR Manager”, “General Counsel” ecc. Pensava che anche quella poteva essere una scelta deliberata per distinguersi, una specie di “brand” per evidenziare la peculiarità di quell’azienda al cui
vertice c’era appunto la ”Signora”… Una famosissima “griffe” che produceva calzature di altissima qualità e raffinato design, ricercate in tutto il mondo per il fatto di essere creazioni originali e realizzate con metodi ancora artigianali… E la “Signora” era unanimemente ritenuta l’anima e il motore dell’azienda, fin da quando, grazie ad un accorto divorzio, ne era diventata l’unica proprietaria resuscitandola dal limbo in cui vivacchiava da anni nella miope gestione dell’ex marito e della sua famiglia, alla quale l’azienda era appartenuta sin dalla sua fondazione più di 60 anni prima.
Lui si riteneva incredibilmente fortunato per essere stato invitato a quel colloquio di lavoro dopo che aveva inviato l’abituale C.V. senza neanche troppa convinzione ritenendo altamente improbabile che esso potesse essere ritenuto adeguato anche solo per un colloquio preliminare. Dopotutto lui non aveva ancora alcuna vera esperienza lavorativa e tantomeno specifica di quel settore… Era un CV fatto ancora quasi esclusivamente di titoli di studio e di corsi di specializzazione… e poi ora aveva davvero
bisogno di lavorare per guadagnare…
Viveva a Milano in ristrettezze economiche dopo che aveva rotto con la sua famiglia d’origine che abitava lontano e che comunque non era benestante. Mentre era immerso in quei pensieri e divorato dall’ansia, ricompare l’austera segretaria di prima che gli dice: “Mi segua, la Signora la riceverà nel suo ufficio…” Anche quella gli parve una prassi insolita… Seguì docilmente la segretaria che lo condusse in un ascensore che li portò con un sibilo all’ultimo piano del palazzo di cristallo in cui si trovavano. All’apertura delle porte notò subito un ambiente arredato diversamente dal piano da cui proveniva che era caratterizzato dai soliti arredi essenziali e tecnologici, tutti di gran marca, ma assolutamente asettici. Il nuovo ambiente presentava invece diversi pezzi d’antiquariato, prevalentemente in stile Impero, che senza essere un esperto intuì essere di grande valore… Silenzio assoluto e assenza pressoché totale di personale… Percorsero un lungo e largo corridoio, con quadri antichi alle pareti, fino ad un’anticamera nella quale, ad una piccola ma evidentemente preziosa scrivania, stava una segretaria agé, ma distintissima, se possibile anche più austera di quella che lo stava accompagnando, che con un cenno congedò l’accompagnatrice e subito lo squadrò con uno sguardo inquisitore restando seduta. “Allora lei sarebbe il candidato… attenda che vado ad annunciarla alla Signora…». E con uno scatto si alzò dirigendosi verso una grande porta in legno che aprì senza bussare… evidentemente essa non conduceva direttamente nell’ufficio della Signora. Ancora quell’appellativo pronunciato con una sorta di timore reverenziale. Ormai rassegnato alle attese, restò in piedi non essendovi in quell’anticamera altre sedie oltre a quella dellascrivania.
Ma questa volta l’attesa fu breve. La segretaria agé ricomparve e lo invitò a seguirla… Passata di nuovo la grande porta di legno si introdussero in un breve corridoio pannellato di radica che conduceva ad un’altra grandeporta, a due ante, anch’essa in radica. Davanti alla quale la segretaria si fermò e bussò. Una voce sonora e decisa dall’intero disse “Avanti!” La segretaria aprì entrambe le ante, si fece da parte e così lui potei avere la visuale libera: nella grande stanza riccamente arredata, dietro una scrivania monumentale, seduta su una specie di trono, stava lei: la Signora…
Benché fosse una donna famosa e quindi la sua fisionomia gli fosse nota, non l’aveva mai vista dal vero e rimase stupito della Sua bellezza ed eleganza: capelli neri raccolti in uno chignon perfetto, due orecchini di perle ai lobi, filo di perle attorno al collo elegante e poi un tailleur di sartoria di cui poteva vedere solo la giacca leggera, color cru; al taschino una pochette bianca vagamente maschile… Praticamente era senza trucco, eccetto una leggera highliner agli occhi e un velo di rossetto. Lo squadrò per alcuni istanti che sembrarono infiniti, girò gli occhi verso la segretaria agè che congedò con un sintetico “Ci lasci soli…” e subito aggiunse: “Venga avanti e sieda pure lì”… indicandogli una sediola di fronte alla grande scrivania. Una volta seduto, si accorse di trovarsi decisamente più basso di lei assisa su quella specie di trono… Quindi gli si rivolse con una voce distaccata e professionale dicendo: “Ho letto il suo CV… non ha alcuna esperienza concreta di lavoro: secondo lei per quale motivo dovrei pensare di assumerla?” Lui aveva una certa esperienza di colloqui di lavoro e si aspettava un domanda simile… Quindi si era preparato una risposta che riteneva potesse essere quella giusta: “Sì ha ragione, naturalmente… Però posso compensare la mancanza di esperienza con una assoluta disponibilità a imparare… e poi sono molto volenteroso… non mi farei condizionare dagli orari… sono ancora single… quindi non ho vincoli familiari… vivo da solo…” Lei parve interessarsi… “Disponibilità, buona volontà, sì sì dicono tutti così per farsi assumere… ma poi…alle prime richieste di straordinario… “ Lui ribadì “Si lo so che molti fanno così… ma io sono sincero…” Lei a quel punto si alzò dal suo trono e cominciò a camminare per aggirare l’immensa scrivania e venire dalla sua parte… La manovra gli consentì di guardarla in tutta la persona… sotto la giacca del tallieur, con sua sopresa, non portava la castigata gonna longuette che si era immaginato, ma una gonna appena sopra il ginocchio, con uno spacco anteriore chiuso da alcuni bottoni…
Inoltre, dettaglio che lo aveva colpito in modo speciale, indossava un paio di finissime calze velate che viste le pieghette alle caviglie e all’altezza delle ginocchia non potevano certo essere né collant, né autoreggenti, ma proprio calze-calze… dunque Lei doveva anche portare il reggi-calze… Ai piedi – ma questo non lo sorprese considerato il prodotto dell’azienda – aveva due splendide scarpe di vernice nera con tacco vertiginoso, molto poco “vestenti”, nel senso che lasciavano intravvedere sia l’arco perfetto del piede e sia l’attaccatura delle dita… La visione non lo lasciò per nulla indifferente.
Lei si avvicinò alla sua sediola e si appoggiò al bordo anteriore della scrivania…restando in piedi ma sovrapponendo le gambe. Movimento che gli permise di udire il delicato fruscio delle calze che si sfioravano… Inoltre Lei piegò sul lato esterno il piede sul quale non poggiava, mettendone così in evidenza l’arco… Il tutto avveniva a meno di mezzo metro di distanza dal volenteroso candidato, il quale non poté trattenersi dall’abbassare lo sguardo in direzione di quelle gambe meravigliose… “Allora dicevamo della massima disponibilità che lei mi assicura di essere in grado di garantire… Ma si renderà conto che una disponibilità riferita solo all’orario non sarebbe sufficiente… è anche un problema di mansioni… Lei si è proposto per un profilo estremamente duttile: “Manager personal assistant””… “Sì certo, ne sono perfettamente consapevole… mi rendo conto che si tratta di una posizione che richiede grandeflessibilità di ruoli… essere multi-tasking come si dice…”“Ecco appunto… flessibilità di ruoli e multi-tasking… mi sembrano due termini chiave…” Lui si compiacque di essere riuscito a far colpo su un tema in genere molto delicato nei colloqui di lavoro… Quindi si sentì più sicuro e pensò di potersi rilassare.
Lei allora si sedette sul bordo della scrivania davanti a lui e accavallò le gambe… di nuovo il fruscio delle calze… Allungò una mano verso una scatola di legno intarsiato che stava sulla scrivania e ne estrasse un sigaro lungoe sottile… Si girò verso di lui e disse “Fammi accendere!” Lui sorpreso e impacciato rispose quasi balbettando: “No, mi spiace… non fumo…”. Al che Lei lo fissò con uno sguardo gelido e sibilò “Non ti ho chiesto se fumi, ti ho ordinato di farmi accendere!” e mentre lo diceva gli indicava con gli occhi un pesante accendisigari da tavolo che stava lì accanto sulla scrivania… Lui si sentì confuso e anche mortificato per non aver notato l’oggetto… Gli sfuggì anche il dettaglio che lei era passata al “tu” … Ma per rimediare allungò la mano per afferrare l’accendisigari e glielo porse acceso acceso mentre Lei avvicinava il viso verso la fiamma… Tirò un paio di volte per farlo prendere… poi invece di ritrarsi, si avvicinò ancora di più a lui, sempre seduto sulla sediola, e gli soffiò in faccia una grande voluta di fumo aromatico, che Lei faceva uscire sapientemente dalla bocca socchiusa… “Ed ora vediamo come te la cavi con l’analisi del prodotto!” e così dicendo, gli pose in grembo il piede della gamba accavallata vestito della scarpa di vernice nera… “Come ti sembrano queste scarpe?” Lui era ora decisamente imbarazzato… “Beh ecco… molto belle… naturalmente… eleganti…slanciate…” “Tutto qui?!?” chiese lei con tono irritato… A questo punto gli pose in grembo anche l’altro piede e accavallò di nuovo la gamba cosicché il piede della gamba sollevata prese a ondeggiare a pochi cm. Dalla facci stralunata del candidato…. “Guarda meglio! Non noti la qualità della vernice, la precisione delle cuciture, la perfezione del tacco, la finezza del design?!?!?” E nel mentre cominciò a premergli con il piede che era appoggiato sul suo grembo… Intanto Lei continuava a fumare il lungo cigarillo soffiando il fumo verso di lui.
Lui si rese conto che stava accadendo qualcosa di insolito… che quel colloquio di lavoro aveva preso una pieg a dir poco bizzarra…ma soprattutto avvertì una inattesa reazione provenire dal suo coso premuto ora dalla suola della Signora… “E non è tutto! Devi analizzare anche l’interno!”… “L’interno?” fece lui fingendo di non aver compreso…. “Sì esatto! Muoviti!” … Lui avvicinò esitante la mano alla scarpetta che Lei gli continuava a far ondeggiare davanti alla faccia… ma prima che lui arrivasse a toccarla, Lei muovendo abilmente le dita dei piedi, si sfilò il tallone cosicché la scarpetta adesso dondolava sulla punta del piede per il resto libero… Lui avvertì la fragranza di cuoio nuovo unita al delicato profumo di Lei… E si accorse di avere un’erezione… Se ne accorse anche Lei perché l’altro piede ancora premeva sul basso ventre di lui… Lei fece scivolare per terra la scarpina che dondolava sulla punta del piede il quale apparve così nudo, proprio sotto il naso di lui, con le unghie perfettamente laccate di rosso e fasciato dalla finissima calza. Con studiata lentezza Lei spense il cigarillo e si rivolse a lui con voce ferma: “Ora apri quella bocca!” Gli sembrò che quelle parole provenissero da un’altra dimensione e senza neanche rendersene conto si ritrovò con la bocca spalancata fino a slogarsi la mascella e con il piede di lei penetratogli nella bocca fin quasi alla caviglia!
Nel contempo Lei rapida gli afferra la cravatta e tirandola a sé come se fosse un guinzaglio, imprime un movimento ritmico alla testa del candidato in sincronia con il movimento che Lei fa fare al suo piede dentro la bocca… Con l’altra mano si sbottona la gonna aprendo lo spacco… Lui, semi soffocato dal piede che gli sta sverginando la bocca e dal nodo della cravatta che lei sta tirando come se fosse un guinzaglio, si accorge che la Signora non indossava mutandine, ma solo il reggi-calze incorporato in un’elegante guepiere che mostra un pube perfettamente depilato… E mentre lui mette a fuoco quell’immagine sublime, Lei allunga la mano che aveva appena terminato di aprire lo spacco e inizia a toccarsi forsennatamente, allo stesso ritmo impresso al piede nella bocca del candidato. La scena si protrasse per un tempo che a lui parve infinito… fino a quando lei ebbe un lungo e trionfale orgasmo… A quel punto estrasse il piede dalla bocca di lui, e restando sempre seduta sulla scrivania, tirò ancora più a sé la cravatta e afferatagli la testa, gli premette la faccia sul suo pube grondante di umori, ordinandogli: “E ora pulisci per bene con la lingua! Ti avevo detto che devi essere multi-tasking!”